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Kevin Richard Martin – Sirens

2019 - Room40
elettronica

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Tracklist

01. There Is A Problem
02. Bad Dream
03. After The Party
04. Life Threatening Operation 2
05. Alarms
06. Too Much
07. The Surgeon
08. Mechanical Chatter in the I.C.U.
09. Kangaroo Care
10. The Deepest Fear
11. Necrosis
12. Loss Of Consciousness
13. Finnaling
14. A Bright Future


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L’uomo che si cela dietro il nome di The Bug e che fa anche parte del progetto King Midas Sound ha un nome che è Kevin Richard Martin. Quando un artista decide di utilizzare il proprio nome anagrafico è perché probabilmente o vuole mettersi a nudo, apparire prima come persona e poi come artista, oppure perché vuole elevare la sua mera esistenza al mondo artistico, a volte senza sapere che il mondo dell’arte, come già specificava il quasi dimenticato Arthur Danto, e un mondo che se sta a cavallo tra due mondi: quello perituro e quello delle cose eterne.

Ebbene, questa dimensione iconica (nel senso dell’artefatto che noi identifichiamo come icona, quella religiosa, cara alla cultura cattolica ed ortodossa) fluttua in questa zona grigia, per cui, se qualcosa di questo mondo (quello perituro) entrasse in questa terza dimensione (o dimensione a metà), esso perderebbe e acquisterebbe qualcosa, un non-so-che. Questo non-so-che, che invade la dimensione biografica (e quindi artistica in questo caso) e che la rende “meno effimera”. Ma, a mio avviso, quando si scrive “di musica” è davvero molto difficile scrivere “di musica”. Si potrebbe piuttosto dire che la musica sia parallela, o conseguente ad un certo clima. Per cui, anche quando parliamo di eterno o di effimero, dobbiamo subito considerare una “questione di gradi”. In altre parole, nel mondo che oggi ci troviamo a vivere (di cui probabilmente non ci rendiamo conto) siamo sottoposti a continui (e non “eterni”) bombardamenti di proposte (immagini, prodotti commerciali, canzoni al servizio del mercato, e anche gli stessi distributori di “certa musica” ragionano così, e d’altronde è anche giusto, visto che tutti devono tirare a campare) che ci rendono immemori di quello che è accaduto, che accadeva, che accadde.

Il continuo sormontarsi di eventi (secondo l’abusata definizione augeiana) ci rende in parte senza storia – dico in parte perché se dicessi che siamo totalmente senza storia, saremmo in grado di porre il limite tra ciò che è storia e ciò che non lo è. Di fatto noi viviamo in questa dimensione ibrida di fatti, gossip, eventi epocali mescolati tra loro, probabilmente anche perché non siamo in grado di definire la storia quando la viviamo. Quindi, molto probabilmente, l’unica maniera salvifica di proporre la propria storia (quella di ognuno, a livello personale, forse l’unico livello credibile) è quella dell’estetica (al di là dello storicismo e delle esternazioni postpsicologiche che ne giustificano la genesi), che appunto rende il nostro transito su questo strano pianeta “meno effimero”.

Kevin Richard Martin questo fa con il suo disco “Sirens“: “a life journey transposed into sound that is truly personal yet effortlessly universal”. Queste, le parole di Lawrence English, fondatore dell’etichetta Room40 per cui esce questo splendido disco a cavallo tra drone, ambient, lirismo (nel senso crociano del termine), noise ed elettronica. Luce pura che acceca, nebbia da cui traspaiono i raggi di un pallido e luminoso sole che rendono difficoltosa la vista, ma che supportano altamente la visione. Una piccola e grande storia intima da percorrere, prima che svanisca in questo susseguirsi di eventi.

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