Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Pip Blom – Boat

2019 - Heavenly Recordings
indie rock

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Daddy Issues
2. Don't Make It Difficult
3. Say It
4. Tired
5. Bedhead
6. Tinfoil
7. Ruby
8. Set Of Stairs
9. Sorry
10. Aha


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Grazie al cielo è arrivato “Boat“, biglietto da visita degli olandesi Pip Blom. Dico “grazie al cielo” perchè non capita tutti i giorni di vedere un’etichetta del calibro di Heavenly Recordings ingaggiare una band al proprio debutto. Ma non è solo questo. Apriranno pure le danze al John Peel Stage di Glastonbury. Insomma, il teasing mediatico ci ha fatto morire di curiosità. Cos’ha di tanto speciale questo giovane quartetto di Amsterdam?

Immaginate di ritrovarvi su una nave da crociera che lentamente si allontana dal porto. È una soleggiata domenica pomeriggio e – anche se state lasciando la comfort zone di casa – non c’è spazio per nostalgia, per rimpianti, per facce tristi. Tutto quello che conta è il brivido del viaggio, l’ottimismo che vi invade quando guardate al mare di possibilità che avete di fronte. È questo il mood che caratterizza “Boat“, un disco giovane, hype, fatto da persone felici per persone felici. Se fosse una serie, sarebbe New Girl. Ecco, l’ho detto.

Musicalmente parlando, ci troviamo di fronte a dell’indie-rock chirurgico, assimilabile a quello dei neo-zelandesi The Beths, autori di un altro ottimo recente debutto (“Future Me Hates Me“, 2018). Il disco si apre con un paio di irresistibili hits (Daddy Issues, Don’t Make It Difficult) che ricordano Courtney Barnett al suo stato più naïve e guizzante (“Sometimes I Sit And Think, And Sometime I Just Sit“, 2015), seguite però da una serie di pezzi decisamente più debolucci, comunque evocativi di validi progetti indie-rock contemporanei (da Angel Olsen ai Car Seat Headrest). A risollevare il disco ci pensano Tinfoil, Ruby e Set Of Stairs, che – seppur timidamente e incappando in qualche ovvio cliché (tipo i Blur di “Parklife“) – si spingono in territori un po’ più distorti e incazzosi. In generale, chiudendo un occhio per il furto alla povera Barnett, si percepisce un onesto amore per gli anni Novanta, per l’attitudine slacker dei Pavement, per i riff dei Sonic Youth e soprattutto per il songwriting di Kim Deal (The Breeders), con la quale hanno girato l’Europa nell’estate del 2018.

Il verdetto? “Boat” è certamente un disco piacevole, fresco ed eccitante, di quelli che potete mettere su ad una festa senza paura di ricevere occhiatacce. Anzi, di quelli che gli invitati tornando a casa si ritroveranno a fischiettare senza nemmeno rendersene conto. Noi ce lo godiamo con la dovuta cautela ed aspettiamo di vedere se Pip Blom e compagni usciranno a testa alta dalla prematura promozione in major league.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni