Impatto Sonoro
Menu

Playlist

O MARE NERO: una playlist di musica triste da spiaggia

Che stagione incredibile, l’estate. Oggi poi che arriva d’improvviso, e dura fin quando le pare e le piace ancor di più. La cosa più pazzesca dell’estate? Beh, ma il fatto che si porti appresso tutta una serie di cliché da far girare la testa! Che so, i ricordi di noi che siamo un po’ più vecchi di fantomatiche estati passate sulla spiaggia a suggere bibite ed ingurgitar gelati che non hanno passato la prova del tempo, con nelle orecchie hit incessanti che col cazzo duravano solo questi due, tre dannatissimi mesi, ma che te le ritrovavi tra i piedi pure l’estate successiva, magari anche l’inverno lì alle porte. Le hit dell’estate, ah, quanti ricordi. Così tanti e così sbiaditi che oggi pare siano oro, eppure sotto quegli ombrelloni sotto i quali stavamo per forza di cose erano solo ed esclusivamente una tortura. Chi vi toglierà dalla testa i Vengaboys e gli Eiffel 65? Chi darà la caccia agli scampoli di ricordo che si affastellano in ogni neurone al ritmo di Alex Britti, Valeria Rossi, Paola e Chiara, Noelia e chi più ne ha più ne metta? Eppure vi abbiamo sentiti dire che prima era meglio, che oggi c’è la trap, che Dio ce ne scampi e liberi, ma che prima mica c’erano tutti questi ritmi latin. Ma siete matti? C’erano eccome, e non saremo mai liberi da quest’oppressione. Eppure, secondo molti di voi, prima era meglio. Prima c’era anche Masini.

Anche un po’ prima, quando i luoghi comuni erano figli di film come “Abbronzatissimi” o “Selvaggi”, o quando su Italia 1 passavano “Professione Vacanze” (beh, a me faceva riderone Jerry Calà punk, che Gaznevada e Senzabenza levatevi), insomma quando faceva caldo, ma non caldo come adesso. In effetti ora stiamo qui, impantanati nella sabbia rovente e ci tocca trovare appiglio nel porto sicuro dei ricordi fallati, non abbiamo più il walkman bensì tutti questi device mobili dai quali possiamo richiamare a raccolta tutti i momenti dai quali tentavamo di fuggire non più di dieci, quindici anni fa. Ora ci servono per lavare via, che so, Sfera Ebbasta (ma non credo sia lui il trapper più in voga mentre scrivo) o Katy Perry che assieme a Daddy Yankee ripesca una roba del ’92, della quale sì pensavo di esserci allontanati a sufficienza, e invece no.

Dicevamo, il caldo, che arriva e ci cuoce vivi, lento ed inesorabile. Mentre le nostre orecchie sono piagate, e la tv passa solo roba che non volevamo più vedere. Eppure se chiudiamo gli occhi, noi che siamo dotati di immense doti d’immaginazione (o che possediamo un impianto portatile d’incredibile potenza) possiamo rinfrescarci vedendo stagliarsi all’orizzonte le fredde lande norvegesi, oh sì, le montagne della Cascadia, i tetri boschi della Romania, antichi templi di civiltà perdute, vampiri bestiali che zompano tra le mura di antichi castelli piazzati a caso su suolo francese oppure solo la desolazione del mare, sì, ma d’inverno cullati da un canto lontano e sommesso “O mare nero, mare nero, mare nero…

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati