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Saul Williams – Encrypted & Vulnerable

2019 - Pirates Blend Records
elettronica / experimental hip hop

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Tracklist

1. Coronation As Harness
2. I Own The Night (Sufi Vision)
3. Experiment
4. Underground
5. Before The War
6. People Above The Moon
7. Encrypted & Vulnerable (feat. Christian Scott aTunde Adjuah)
8. Fight Everything
9. Dare
10. Full Of Shit (feat. Lippie)
11. Infinite
12. Magnify The Feeling
13. Thought About It


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MartyrLoserKing è il nome dietro al quale si cela Neptune Frost. Neptune Frost è un hacker ed è al centro della vicenda che Saul Williams ha iniziato a mettere in atto nel 2016, una vicenda che diventa musical. Un altro alter-ego dopo Niggy Tardust, un altro protagonista che si nasconde agli occhi di una società che annichilisce, che incensa fenomeni da baraccone, che attacca la libertà personale, che ci rende sempre più connessi. Nell’interconnessione agiscono gli hacker, artisti del cyberspazio, dell’escapismo virtuale, pirati vessati e vessatori. In una parola: outsider.

Gli outsider che Saul Williams dipinge però sono entità che lottano, che nella sopraffazione di un mondo troppo pesante trovano il modo di ribellarsi, di trovare sempre nuove “armi” per confrontarsi coi propri aguzzini, spesso senza volto, altrettanti tristemente noti. Il casus belli immaginifico per chiunque viva Oltreoceano e si immerga di testa nella controcultura, va da sé, è la Presidenza Trump. Un’entità, per l’appunto, la cui testa è ben visibile al mondo intero ed il cui operato ha dato vita a movimenti sotterranei. In un mondo sempre più simile a quello dipinto da Reznor in “Year Zero” (Williams vi era implicato in prima persona) da un po’ di anni la rap counterculture che nello stesso anno – sempre il 2016 – ha visto nel sci-fi un linguaggio atto alla bisogna con due album come “Splendor & Misery” dei clipping. e proprio “MartyrLoserKing”. Se il primo si ritrova nello spazio al fianco di Kubrick e della sua Odissea nello spazio, il secondo è sulla terra che trova il terreno di scontro ideale. La seconda installazione della storia ivi raccontata si palesa con il nome di “Encrypted & Vulnerable”.

Si parla di hardware e software – e la copertina lo dimostra ampiamente – e di come essi possano essere percepiti ed utilizzati dagli hacker come attivisti ed artisti, come dicevo poc’anzi, e per chi tra di voi ha una sua passione videoludica vedrà un fil rouge che lega questa storia a quella del videogame “Watch Dogs”. Non chiamatelo Afrofuturismo, però, poiché Williams è ben lontano dal definire ed incatenare la sua narrazione (né probabilmente quella di altri artisti sulla sua stessa lunghezza d’onda): “I don’t give a fuck what you call it. I think there’s an American tent to that term.” È tutta una questione di cultura, di qualcosa che ribolle nella culla della civiltà dei popoli da sempre e che trova sempre nuove forme e strade per emergere ed ergersi, che poi è un po’ quello che si prefissa(va?) di fare il rap come forma d’arte ed espressione.

In ogni suo viaggio il buon Saul tende a portarsi dietro una compagine di alta rilevanza artistica per dare una forma perfetta ad ogni suo lavoro, e non si smentisce nemmeno questa volta: Gonjasufi mixa, il virgulto della tromba Christian Scott e l’Atari Teenage Riot CX KIDTRONiK si danno da fare coi loro strumenti, sia sintetici che analogici. È interessante constatare come la direzione presa dall’artista di Newburgh sia ormai volta al puro e semplice minimalismo, come dicevo in sede di recensione del predecessore di questo album, in netta contrapposizione con quello farlocco della trap e del trambusto sconclusionato che affligge ormai gran parte della produzione hip hop. Decrittare le tematiche spesso criptiche di Williams è qui al contempo semplice e complesso, si passa dall’accettazione della propria natura da parte di terzi (Dare), autocelebrazioni come artista/opera in musei senza mura (Experiment) fino ad anatemi pedagogicamente sboccati (Full Of Shit col microfono condiviso con la semi-sconosciuta cantautrice Lippie) e distopie con governi ombra che tagliano, cuciono, controllano senza pietà (Underground).

L’approccio vocale prende ormai definitivamente le distanze dal disco scritto e prodotto in tandem con il titolare dei NIN, seguendo una strada più melodica, con il rap sempre più diluito in una cantilena ad alta tensione melodica, quindi Saul canta e lo fa davvero bene come dimostrano brani del calibro di Magnify The Feeling e Before The War. C’è poi tutta la questione dell’impianto musicale, che si affida a glitch e basi sommesse, taglienti e fredde, spesso coadiuvate dal calore degli strumenti (gli arpeggi di chitarra di Gonjasufi a svettare sulla cibernetica I Own The Night, la title track e Thought About It sulle quali troneggia imperioso Scott), tremende cavalcate jungle (Fight Everything) e lugubri scotennamenti minimal (Experiment, Coronation As Harness). Dimenticatevi quindi le bordate di “Amethyst Rock Star” perché qui siamo su un altro pianeta, un pianeta che si divide tra glaciali sferzate di freddo robotico e canti iperumani.

Noncurante di tutto ciò che gli accade attorno ma assolutamente consapevole Saul Williams riversa in “Encrypted & Vulnerable” tutto ciò che di futuristico c’è ancora nella materia hip hop, qui presa a distanza di assoluta sicurezza, obbligando di album in album l’ascoltatore a dover avere a che fare con qualcosa di diverso e sempre nuovo e ancora più obliquo e meta-narrativo. Nella sua brevità risiede la sua forza, nella sua complessità l’energia che finalmente dovrebbe portare alla luce questo incredibile artista. Sarebbe anche ora.

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