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Torche – Admission

2019 - Relapse Records
stoner / sludge

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Tracklist

1.From Here
2.Submission
3.Slide
4.What Was
5.Times Missing
6.Admission
7.Reminder
8.Extremes Of Consciousness
9.On The Wire
10.Infierno
11.Changes Come


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Questo tipo di musica è l’opposto di quello che ci si aspetta quando si arriva nelle spiagge bollenti di Miami. Geograficamente, “Admission” sarebbe forse più a suo agio tra la nebbia e le piogge della Scozia o al massimo nelle foreste del nordovest degli Stati Uniti. I Torche (come i Floor, band esteticamente gemella siamese, anch’essa con lo stesso frontman Steve Brooks) si riconoscono subito anche quando evolvono. Quindi questi discorsi, forse un po’ stucchevoli, servono solo a far incazzare una band alla quale piace evadere la facile classificazione in un genere specifico.

From Here e What Was sintetizzano una verve punk dall’accento sludge, entrambe in 1 minuto e 30 secondi o poco più, e scorrono, bene o male, senza quasi lasciar traccia. Entrambe stonano, quasi, in un album che fa della lentezza e delle melodie scintillanti i suoi punti di forza. Anche i loro titoli ingannano, ma servono anche da premunitori delle susseguenti influenze stilistiche. Infatti Submission e Slide emettono una massiccia dose di fuzz nell’assolo avvolto nella foschia dello shoegaze. Un punto cardine dei Torche del 2019.

Time Missing, è puro stoner (solo a me sembra quasi un plagio di Wires dei Red Fang?) e viaggia nella stessa comoda corsia per 5 minuti. Senza troppi giri di parole Admission è il gioeillo dell’album. Una canzone d’amore, anti-amore, nostalgica e sicura di se nonostante la vulnerabilita` del testo: l’inno postmoderno ai metallari LGBT. Chitarre sludge sovrapposte al massimo volume che urlano shoegaze e dream pop. L’inchino ai My Bloody Valentine è evidente anche nel video del singolo, con la whammy bar protagonista dietro al filtro e al fumo rosa violetto.

Reminder si differenzia dal resto dell’album col suo riff staccato che evoca gli Helmet, seppur a rallentatore. Extremes of Consciousness invece, senza veri spicchi di lode e senza infamia, manteniene l’inerzia di un album che paradossalmente non offre canzoni puramente cloni di se stesse. On The Wire e Infierno flirtano col stoner-doom e non tentano, giustamente, di nascondere le gioie di una chitarra accordata in drop A. Con una frequenza così bassa da far sembrare l’ipotetica brown note un banale La qualsiasi. Quasi a sfidare il trend delle 7 e 8 corde, i Torche rimangono a proprio agio con 6. Oggigiorno presupposto per accuse di pigro minimalismo, al contrario, questi sono semmai esempi di massimalismo sonico.

Changes Come infine, fa presagire, come suggerisce il titolo, al cambiamento, continuo, che vedrà la banda di Miami mutare, sicuramente, ulteriormente. “Admission” e i suoi 35 minuti scarsi offre all’ascoltatore più di quello che ne chiede e per questo non sbiadira`. È una sintesi di svariati stili musicali in un ambiente che, sempre di più, asseconda il bisogno di classificare ogni artista con un genere specifico.

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