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Go Dugong – TRNT

2019 - Hyperjazz
elettronica / sperimentale

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Tracklist

1. Salinella
2. Tamburi
3. Ilva
4. Lama


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Come tutti sappiamo, in questa epoca di globalizzazione, la maggior parte delle persone cerca l’esotico, una sorta di escapismo e di sedentarietà che piace a molti. Un po’ come quando si va da qualche parte ad ammirare “i selvaggi” che, a ben guardare “così selvaggi non sono”, disse il borghese ben vestito arricciandosi i baffi e pulendosi il monocolo. Insomma, si cerca sempre la “vera” tradizione come i peruviani che si vestono da “indiani d’america” e suonano il flauto di Pan, intonando i maggiori successi della tradizione occidentale che strizzano l’occhio allo straniero (un esempio su tutti: El condor pasa, chi di noi non l’ha mai sentito durante il giorno di mercato cittadino, il giorno che coincide anche con l’arrivo dei saltimbanchi? La domanda che quindi ci poniamo è: perché cercare l’esotico a tutti i costi? Anzi, più correttamente, perché rappresentare l’esotico?

La domanda che pongo è per via del disco di Go DugongTRNT” che esce per Hyperjazz e che è una sorta di viaggio dentro la tradizione della Taranta, un’interpretazione personale di questo fenomeno musical/sociale/culturale/cultuale. Ma, a differenza di quello che ci si potrebbe aspettare, ovvero una ricerca nei sentieri carsici di un fenomeno divulgato come lenza per turisti nelle notti d’estate per scatenarsi un po’, qui vengono inscenati alcuni tipici luoghi comuni del genere, che sì, subiscono qualche rielaborazione, ma siamo sempre in quel territorio (i tamburi, i sistri, lo scacciapensieri, che, seguendo i loro ritmi in terzine, fungono da valvola d’avvio per sintetizzatori e arpeggiatori che seguono questo schema).

Quello che voglio dire è che, la Taranta come noi la conosciamo, la possiamo ritrovare in questo disco, ma in una modalità boost, elettronica, che non esula molto dalla voglia di ballo in cui ci imbattiamo nelle piazze di realtà urbane ben confezionate e pronte per accogliere turisti in cerca di esotismo alla loro portata. Giulio Fonseca, che si è perso in questo stato di trance della musica della sua terra natale, nello specifico la città di Taranto (e da qui il titolo Taranto/Tarantella/TRNT) a mio avviso, ha però commesso un errore, proprio seguendo la strada che quell’errore voleva scansarlo. “Taranto non è solo povertà e inquinamento, è invece una città meravigliosa… Sfortunatamente ci sono molti problemi riscontrabili e dovremo unirci per combatterli e riportare la città indietro ai fasti di un tempo, la sua bellezza, la cultura e le meraviglie della natura”, ma questi fasti, sono ritradotti nell’oggi che inevitabilmente non può che parlare il linguaggio che parla e che, di conseguenza, non può non avere la cultura che possiede e che, nuovamente, non può che essere lontano da ciò che noi oggi viviamo. Questo aspetto dionisiaco diretto del vivere il fenomeno del tarantismo, purtroppo viene risucchiato dalla patina contemporanea dove oggi tutto è bello, tutto è complesso, tutto è per tutti, tutto è godibile.

Go Dugong ha composto un disco assolutamente godibile e di gran qualità nella sua produzione, ma sfortunatamente l’intento culturale, spinta propulsiva del disco, non ha raggiunto l’intento. State tranquilli, il disco piacerà a molti, è un disco fatto bene, un disco per molti di noi, per tutti (ma non per nessuno).

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