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Sugar Ray – Little Yachty

2019 - BMG
pop

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Tracklist

1. Highest Tree
2. Coconut Bay
3. Good Good Lovin
4. Trouble
5. Sunday Love
6. Perfect Mornings
7. All Of The Time
8. What The World Needs
9. Make It Easy


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L’inferno deve essere un posto molto simile a una spiaggia affollata. I dannati che si accalcano sulla sponda del fiume Acheronte siamo noi, che ogni estate ci trasciniamo verso le località balneari per andare a formare una massa indistinta di corpi spaparanzati sulle sdraio. Siamo disposti a subire le pene più atroci, pur di allontanarci dallo stress del lavoro e dal caos della città: eritemi e ustioni, vicini di ombrellone rumorosi e bambini molesti, punture di medusa e stronzi galleggianti in acqua.

Per non parlare della piaga peggiore di tutte: gli animatori. Un’orda di demoni chiassosi e perennemente sorridenti che, mentre dormicchiamo o siamo impegnati con un cruciverba, ci disturbano con la loro simpatia forzatissima per provare a coinvolgerci in qualche diabolico ballo di gruppo. La musica che accompagna queste terribili feste danzanti è tra le più raccapriccianti: vecchi tormentoni latino-americani, classici del trash italiano e tanto, tanto liscio in formato midi.

Roba da niente, se confrontata con il contenuto di “Little Yachty”. A dieci anni di distanza dal precedente “Music For Cougars”, gli Sugar Ray tornano con un album di una bruttezza davvero inquietante. Sembrano trascorsi secoli dai non brillantissimi esordi funk metal e dal successo commerciale di “14:59”, discreto esempio di quel bel pop rock californiano che, sul finire dello scorso secolo, era sinonimo di stagione calda, scuole chiuse e momenti felici.

Oggi di quella “splendida” epoca non restano neppure le macerie. Negli undici brani firmati dai “reduci” Mark McGrath (voce e chitarra ritmica) e Rodney Sheppard (chitarra solista) si susseguono i più spaventosi e irritanti cliché delle tipiche sonorità estive: chitarrine acustiche da falò, ukulele e steel drums fanno da contorno a un mix incredibilmente fiacco di melodie pop e ritmi caraibici. Neanche un maestro del calibro di Shaggy riuscirebbe a infondere linfa vitale al plasticosissimo reggae fusion gentilmente offerto dagli Sugar Ray.

Proverò a descriverlo con poche, semplici parole: immaginatevi una collaborazione tra i Los Locos della sigla di Un medico in famiglia, il granchio Sebastian di In fondo al mar e il Mungo Jerry di In The Summertime. Avete fatto? Bene: adesso prendete il frutto del loro lavoro e piazzatelo come sottofondo di una scena qualsiasi di Shrek. Un brutto colpo di sole per McGrath al quale, arrivato a questo punto della carriera, non resta altro che dedicarsi anima e corpo alle comparsate nei video degli Smashing Pumpkins.

P.S.: se vi interessa saperlo, la canzone leggermente meno tremenda di “Little Yachty” si intitola Trouble e potrebbe essere uno scarto dei Train.

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