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Ceremony – In The Spirit World Now

2019 - Relapse Records
post punk / new wave

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Tracklist

1. Turn Away The Bad Thing
2. In The Spirit World Now
3. Further I Was
4. /
5. Presaging The End
6. Say Goodbye Do Them
7. We Can Be Free
8. //
9. Years Of Love
10. Never Gonna Die Now
11. I Want More


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“I miss the old Ceremony”, recita una grafica del gruppo hardcore di Rohnert Park, CA., chiamato, per l’appunto, Ceremony. Questa affermazione, utilizzata su magliette e spille dalla band stessa per un’autoironica (e fortunatissima) campagna di marketing, iniziò a circolare tra i fans più incontentabili, dopo una svolta musicale e stilistica totalmente dedicata all’indie ed alla sperimentazione, che abbandonò, almeno attitudinalmente, la vecchia scuola degli inizi: non più mosh, vecchia scuola e morsicate alle caviglie ma dettami in puro stile rock.

Ecco, con l’uscita del nuovo disco, i Ceremony dimostrano che anche questo stile, più pop e a prima vista più fruibile, necessitasse di un’ulteriore svolta. “In The Spirit World Now” ricalca, nelle fattezze, il modo in cui quegli old ceremony coverizzarono Pixies e Wire nel “6 Cover Songs” EP, rosso con le rose di “Violence Violence” ricalcate in sovraimpressione.

L’ennesimo cambio di direzione lo si intuisce anche dalla scelta della casa discografica. Esce infatti per Relapse, etichetta dedita più che altro al metal, abbandonando così, forse solo temporaneamente, la newyorchese Matador, che aveva segnato la svolta new-wave del gruppo di punks capitanato da Farrar, dopo una discografia, culminante con l’album dedicato al loro luogo natale, “Rohnert Park”, che aveva riletto la cultura e la vita dell’intero movimento straight-edge americano sotto una chiave più violenta, sofferente e dissacrante. Alla Nightisck Justice, per intenderci. Una lettura che non lasciava spazio a romanticismi ed esecrava qualsiasi contraddizione.

Il singolo che dà titolo all’album è scelto con cura, e già prende un enorme distacco dagli ultimi singoli “di lancio” come fu, per esempio, Your Life In France. Il ritornello viene come sempre scandito all’ossessione, le battute rimangono secche ma lo stile divampa in una new wave rock’n’roll che non ha nulla da invidiare ai gloriosi eighties. Further I Was è condita da pianole ed effetti elettronici da sobborgo londinese e la pazzesca We Can Be free, vero manifesto politico della nuova, ulteriore svolta musicale dei Ceremony, ci trasporta nelle interiora di ciò che può essere, senza ombra di dubbio, il “Combat Rock” del punk rock americano di fine ventennio. Aspettate che arrivino le pianole di Years Of Love o i singalong di Never Gonna Die Now (forse unico brano dell’album capace di rifarsi, almeno, alle atmosfere oscure e ovattate di “Zoo“) e vi sfido a dimostrarmi il contrario.

I tre intermezzi, posizionati a sezionare il disco, sono tre spoken words indicati a ridarci fiato dopo le tre canzoni, a mio avviso, più significative del lavoro: sintomatica tra queste è From Another Place, veloce e pungente, che termina con una divagazione tra cori e ripetizioni elettroniche ipnotizzanti. Nemmeno la finale Calming Water torna indietro a ciò che fu la band: come la clashiana Death Is A Star, posizionata per ultima in “Combat Rock“, infatti, lascia presagire un continuum artistico ormai impossibile da bloccare. Sono sempre stati affascinati dalla cultura musicale inglese, il nome che hanno scelto è una canzone dei Joy Division ed è una canzone new-wave.

“I miss the oldest Ceremony”, sarebbe da scrivere, ora per una nuova linea grafica. Ma sarebbe troppo scontato anche per loro: i Ceremony di “In The Spirit World Now”, dopo aver scritto un album new-wave di quattordici pezzi, dimostrano di poter fare ciò che vogliono.

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