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Pharmakon – Devour

2019 - Sacred Bones Records
sperimentale

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Tracklist

1. Homeostasis
2. Spit It Out
3. Self-Regulating System
4. Deprivation
5. Pristine Panic / Cheek By Jowl


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Siamo al quarto disco che nasce dalla composizione estrema del progetto di Margaret Chardiet, conosciuto come Pharmakon. A lungo si è parlato di questo termine, oltre che di quest’artista. Partiamo dal termine: in un caso sta a significare quello che oggi definiamo come “farmaco”, ovvero come antidoto rispetto al veleno;  nella sua radice, è altresì vero che il termine può indicare il veleno stesso da cui deriva l’antidoto (pharmakos e pharmakon).

Ecco che qui la Nostra ha deciso di abbracciare molto di più il secondo aspetto del termine che è l’insito ostacolo all’interno dell’individuo, o di una società o di una qualche entità di genere, il suo problema ab ovo. Questo disco che già dal titolo dice tutto, è una contiuna demolizione: le cinque tracce che compongono “Devour” sono l’esorcizzazione dell’autocannibalismo, un’allegoria di autodistruzione attraverso un linguaggio e un immaginario verso i limiti tracciabili del caos. L’amore del sé è direttamente proporzionale al nostro desiderio autodistruttivo, da cui una sorta di bilanciamento della nostra esistenza.

Questo il preambolo. Venendo invece agli aspetti tecnici del disco, sappiamo che è stato registrato da Ben Greenberg (degli Uniform, altra band che non va molto per il sottile) e che registra per la prima volta una sessione live senza postproduzioni divisa in due parti A e B. Per quanto riguarda le altre tracce del disco, si parla di esplorazione sonora, non proprio sound design, ma un viaggio all’interno dei processi elettronici e dei risultati di vari dispositivi di cui lei usufruisce per spingersi sempre di più oltre i confini di genere.

Probabilmente, come concept e come produzione, questo è il disco capostipite di Pharmakon in tutto il suo essere altamente istintuale dedicato a tutti coloro che si sono persi nella propria caduta, come afferma Chardiet stessa, “ai reietti, a coloro che sono stati istituzionalizzati; in prigione, in strutture psichiatriche, o che hanno seguito percorsi di riabilitazione. È per tutti questi ostracizzati, i pharmakos e isolati da una totalità che li mastica in un sistema autocannibale. Qui è dove i martiri, schiavi non vengono semplicemente sradicati, ma chiamati con un altro nome”.

Il concetto di devianza da cui parte il disco è un lento scivolo verso il baratro che è l’esplorazione della penombra fin verso l’oscurità più totale. Una delle uscite più radicali e coerenti del 2019.

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