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Dj Muggs & Crimeapple – Medallo

2019 - Soul Assassins
hip-hop

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Tracklist

1. Medallo Intro
2. En Vivo Desde Manrique
3. Tiburones
4. Camisas
5. Prescription
6. Villa Hermosa
7. Crazy Eddie’s
8. Just Because
9. Acetone Wash feat Conway
10. 22 Blue Twos feat Primo Profit
11. No More 2 For 5
12. Aguas Profundas
13. Bloodtype
14. Tellin’ Me Lies


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Dai riflettori del Montreux Jazz Festival a uno scantinato in un sobborgo di Medellín in Colombia, di strada ne passa parecchia. Non sembra però la disparità di condizioni lavorative, turbi minimamente DJ Muggs: voi dategli due giradischi ed un campionatore, al resto pensa lui. Se poi può chiamare al microfono qualcuno che ci sappia decisamente fare, non limitandosi ad andare a tempo sulla base ma creando un vero e proprio dialogo con essa, tanto meglio. Crimeapple, misconosciuto mc originario del luogo ma solitamente domiciliato in New Jersey, corrisponde in pieno alla descrizione. Non si trovano informazioni circa i suoi dati anagrafici, ma a vederlo e sentirlo anche lui non sembra proprio in giro dall’altro ieri.

La moda delle strumentali senza batteria non l’ha lanciata il producer in questione, guarda caso però da quando ha iniziato a cimentarvisi, tutti al posto a prendere appunti. In fin dei conti cercare un bel giro tra i solchi di un disco, campionarlo e metterlo in loop, è un’operazione abbastanza semplice. Anche un bambino potrebbe riuscirci no? Forse, ma la differenza tra una produzione che coglie nel segno e una tra le tante, continuano a farla il buon gusto negli abbinamenti, le intenzioni circa la resa finale e la consapevolezza dei propri mezzi. Anche la carbonara è un piatto relativamente semplice da preparare, non basta però mettere insieme pasta, guanciale e uovo per essere chef. Va anche detto che il cofondatore dei Cypress Hill, da un paio d’anni a questa parte sembra in uno stato di grazia creativa senza precedenti, avendo già confezionato oltre al ritorno del suo gruppo storico e un eccellente album corale a nome Soul Assassins, svariati progetti a fianco di rapper poco conosciuti dal grande pubblico.

Potrebbe mai un’istituzione come Muggs, accodarsi a quello che nel sottosuolo delle autoproduzioni statunitensi – ultimamente anche europee – è il trend del momento, senza metterci del suo? Certo che no, infatti le batterie qua e là le usa eccome. Quella di Bloodtype, oltre a presentare una stesura piuttosto insolita, tira di quegli schiaffoni che feriscono i timpani. Già che c’è, sopra ci monta un bellissimo caos organizzato di rumori metropolitani, rinfrescando parecchio quella che a conti fatti, era la ricetta dei Public Enemy prima maniera. Aggiungere spunti non scontati a un sound di per sé piuttosto datato (anche se gli estimatori preferiscono definirlo classico), è un po’ il leitmotiv del disco. Ecco allora fare capolino le note dissonanti del pianoforte di Camisas, che fanno tanto Cecil Taylor, il basso distorto e i suoni sintetici scratchati su Tiburones, i sample filtrati e sfrigolanti di Just Because. Per Aguas Profundas vale addirittura la pena di parlare di “blues postmoderno”, ascoltare per capire.

Non stupiscono le numerose incursioni nella musica latina, rifacendosi però a una tradizione ben più raffinata di quella dei corsi di ballo e delle serate a tema, dato che Crimeapple passa in continuazione dall’inglese allo spagnolo. Rimatore dal flow piuttosto spedito, mette in fila i consueti racconti di degrado urbano e traffici illeciti, alternati alla spocchia d’ordinanza, con la naturalezza che solo ai veterani è dato possedere. Anche qui niente di nuovo sotto il sole quindi, è l’evidente marcia in più nell’esibire la propria poetica a porlo sopra la media. In assenza o scarsità di sezione ritmica, provvede lui a sorreggere un impianto sonoro che altrimenti sarebbe mero sottofondo, con costruzioni metriche sempre piuttosto elaborate. Si sentano ad esempio En Vivo Desde Manrique o la ben più rilassata Villa Hermosa.

Nell’insieme “Medallo” è una serena convivenza di analogico e digitale, un armonioso connubio di oscurità e brillantezza, con misurate distensioni a variarne il mood generale. Non stravolge nulla di quel modo d’intendere l’hip hop già accennato, ma lo fa con più stile e originalità di tanti, troppi altri, nonché senza risultare fuori tempo massimo di vent’anni. Se nel 2019 per sentire qualcosa che non sembra uscito dalla collisione accidentale di suoni scelti pescando alla cieca da una libreria, con parole biascicate messe in fila altrettanto casualmente, bisogna scomodare un signore classe 1968, milionario da quando il grosso degli appassionati odierni non era nemmeno nei progetti dei propri genitori, forse è il caso di farsi qualche domanda. Lo dico da super affezionato del genere, quindi per favore spegnete le torce e riponete i forconi.

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