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Boris – LOVE & EVOL

2019 - Third Man Records
drone metal / shoegaze

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Tracklist

LOVE
1. Away from You
2. Coma
3. EVOL

EVOL
1. uzume
2. LOVE
3. In The Pain(t)
4. Shadow of Skull


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Al netto del ragguardevole traguardo in termini numerici (ventitreesimo album in studio, senza contare tutte le uscite collaterali) i Boris conquistano un’altra bandiera della musica alternativa mondiale: Jack White. Dopo essersi accaparrati tutto il gotha drone, metal e zozzone occidentale i tre di Tokyo decidono di rapire il cuore dell’ex-White Stripes piantando la bandierina negli uffici della Third Man Records – etichetta che nel mentre si sta appropriando di tutta una sostanziale fetta di mondo alternativo.

Da “Dear” non solo sono passati due anni, ma anche l’atteggiamento in studio del trio sembra essere cambiato su questo “LφVE & EVφL”, soprattutto per quel che concerne i suoni. Il disco precedente era davvero una summa della propria carriera a doppia cifra, rivista, corretta e rivestita di una tuta spaziale, ma tendeva a perdersi con gli ascolti per la troppa foga di porre fine a qualcosa, cosa che infine pare essere accaduto. Non che qui si stia parlando di musica completamente nuova, ma perché aspettarselo?

Due dischi un’unica strada, quella della quiescenza, forgiati in un’inesorabile lentezza, col solito ricco menu di stratificazioni distorsive che sono divenute col tempo imperativo del gruppo. Se manca qualcosa qui sono le sfuriate a tavoletta proprie del verbo stoner metal, ed è un punto extra, sintomo che le abitudini, anche quelle buone, non sempre fanno al caso nostro. C’è un flusso che collega amore e malvagità ed è quello che Atsuo, Wata e Takeshi si impongono si disegnare senza tanto sforzo, in un’amalgama di sensazioni contrastanti. “LφVE” si apre sulle distese shoegaze della romantica Away From You, lunghe scie melodiche che si adagiano sul cantato dalle tinte britanniche del bassista che cullano morbidamente/morbosamente verso una deriva pop in una vena cava che si collega direttamente ad “EVφL” che con In The Pain(t) chiudono il cerchio gaze su adagi riverberati e carezzevoli.

L’aria nuova che tira è quella di EVφL che incanala al suo interno una stranissima vena ritual-folk e percussiva che interseca le diagonali chitarristiche, a tratti psichedelica in termini di violenza visionaria in un crescendo in epico divenire hard’n’soft, a spirale. Diverso è il suo contraltare LφVE, più smaccatamente Boris (o Melvins, se volete), il cui inesorabilmente pachidermico mid-tempo nel quale si fa strada un synth alienato e dominante. Shadow Of Skull è dominio dell’ombra e del terrore, per quasi dodici minuti di spettrali concatenazioni vocali tra sferzanti badilate doom.

I Boris non saranno più freschi come un tempo, ma continuano la loro cavalcata imperiosa, come fossero i campioni di cui ha bisogno un genere che non ha più granché da regalare in termini di novità. Nel 2019 scusate se è poco.

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