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Opeth – In Cauda Venenum

2019 - Nuclear Blast
progressive rock

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Tracklist

1. Livet’s Trädgård / Garden Of Earthly Delights (Intro)
2. Svekets Prins / Dignity
3. Hjärtat Vet Vad Handen Gör / Heart In Hand
4. De Närmast Sörjande / Next Of Kin
5. Minnets Yta / Lovelorn Crime
6. Charlatan
7. Ingen Sanning Är Allas / Universal Truth
8. Banemannen / The Garroter
9. Kontinuerlig Drift / Continuum
10. Allting Tar Slut / All Things Will Pass


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Dalla decisione di prendersi un periodo di pausa dalle scene per arrivare invece a scrivere un disco  come “In Cauda Venenum” ce ne passa. Evidentemente non in casa Åkerfeldt dove tutto è possibile.

Composto quasi interamente da Mikael stesso, questo nuovo album rappresenta probabilmente il lavoro più complesso e difficile degli Opeth del dopo “Heritage“, e viene pubblicato in due diverse versioni, una in lingua svedese (come originariamente concepito) e l’altra in lingua inglese. Dopo l’ascolto di entrambe è palese come la versione in lingua madre risulti superiore, sia per il significato dei testi che per l’attenzione ai dettagli negli arrangiamenti vocali.

Se da una parte “In Cauda Venenum” continua esattamente da dove eravamo rimasti senza cambiare di molto il loro sound elegante, cupo e lanciatissimo verso la parte più occulta del progressive rock anni ’70, dall’altra troviamo una band che va finalmente a briglie sciolte verso quello che sente veramente suo.
Tutti i lavori del dopo “Heritage” (che ad oggi rimane il disco migliore del nuovo corso) hanno infatti vissuto un po’ di rendita mentre con il nuovo album ritroviamo una band che vuole osare di più.

Ciò che salta subito all’orecchio è come le chitarre e i riff non siano più il fondamento di ogni brano in cui invece tutti gli strumenti risultano perfettamente bilanciati nell’economia generale, con un plauso in particolare per l’egregio lavoro di arrangiamento da parte di Joakim Svalberg alle tastiere e mellotron spesso vero e proprio protagonista. Anche l’approccio vocale di Mikael è cambiato, risultando in linee vocali sempre più complesse come nella jazzy Banemannen / The Garroter, fino ad arrivare a lambire vere e proprie parti corali come in De närmast sörjande / Next Of kin o la folkeggiante Kontinuerlig Drift / Continuum.

L’atmosfera oscura che pervade brani come la meravigliosa Charlatan (dove è il basso lo strumento portante) è spesso caratterizzata da un senso generale di tragedia imminente ma viene spezzata da chiaroscuri acustici e più melodici come nella floydiana Minnets Yta / Lovelorn Crime. La chiusura è affidata a Allting tar slut / All Things Will Pass che riprende le atmosfere malinconiche di “Still Life” risultando uno dei brani più affascinanti dell’intero lavoro e tra i migliori mai scritti dalla band.

In Cauda Venenum” non cambia le carte in tavola come fece “Heritage“, ma ha il grande pregio di perfezionare e limare ogni difetto dei lavori precedenti consegnandoci una band pienamente convinta della propria evoluzione artistica. Sta a voi prendere o lasciare.

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