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Joséphine Michel & Mika Vainio – The Heat Equation

2019 - Touch
elettronica / glitch

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Tracklist

1. Mika Vainio - Live at Contra Pop, Ramsgate


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Sono passati più di due anni dalla morte di Mika Vainio, maestro indiscusso dell’elettronica, nel vero senso della parola, ben al di là della vulgata per cui elettronica viene associata esclusivamente all’ambito musicale. Sarebbe piuttosto il caso di parlare di cibernetica, ovvero del controllo delle componenti di elettronica in grado di generare un suono. Anni fa, quando lo intervistai, mi disse che un vero musicista è inutile che suoni dei macchinari con dei suoni già pronti. Quello non è un musicista. Il musicista, il suono, deve generarlo da zero. 

Ecco che con questa linea di demarcazione potremmo tranquillamente spazzare via dalla categoria “musicisti” molti personaggi ai quali siamo affezionati, per una definizione estrema del termine. Si pensi a dischi “seminali” come “Aaltopiiri” dei Pan Sonic o alle performance del duo utilizzando esclusivamente hardware “non necessariamente musicale” di sistemi elettronici da cui ricavare suoni all’orizzonte del primitivo, dell’essenziale – effettivamente, e si capirà da quello che verrà scritto qui di seguito, in questo disco è proprio possibile “vedere il suono”, sentire le presenze e le modificazioni dell’onda audio in tutta la sua fisicità.

Si sentiva già odore di elegia nel disco “Konstellaatio” del 2014, quasi un testamento autobiografico, ai limiti della musica colta, pieno di sfaccettature, luci e ombre ed elementi che spaziano dalla techno alla classica/contemporanea (ad oggi, a mio avviso IL disco di Vainio, quello che mette un punto fermo nella sua carriera, in questo suo “sentiero interrotto”, troppo bruscamente).

E ora siamo nel 2019, Vainio, come dicevo non c’è più, ma ha lasciato tracce, e da una di queste tracce nasce questa uscita a cura di Touch, un live del 2016 al Contra Pop festival di Ramsgate. Gli organizzatori del festival, nel 2018, contattano la touch e quello che ne viene fuori è “The Heat Equation“, opera sin-estetica, fatta di musica ed immagini in collaborazione con la fotografa Joséphine Michel (ricordiamo già la previa collaborazione “Halfway To White” sempre per Touch). Le visioni di Vainio, poiché già di per sé la sua musica è sin-estetica, si sommano alle fotografie alterate di Michel che mescolano macro e microcosmo, “dove tellurico e cosmico coesistono – e a volte si fondono”. In questa carrellata di brani, che sarebbe erroneo considerare come indipendenti l’uno dall’altro ma come parti di un continuum sonoro, troviamo delle concordanze con il lavoro visivo della Michel: gli elementi ingranditi e le textures granulari si intersecano, si sommano, si sormontano, creando materia oscura, proteiforme, che come vacuoli si sviluppano prendendo (non)forma.

A tal proposito, aiuta a comprendere l’intento di questo libro/disco, il saggio introduttivo di Jeremy Millar che si chiede fin da subito che cosa arriva prima del suono all’interno del panorama musicale? O per meglio dire, che cosa viene prima della musica che ci permette di sentire e qualificare un suono come tale? Come avviene la (de)codificazione previa dei suoni perché possano essere intesi come tali? Probabilmente, sostiene lui, qualcosa che immediatamente musicale non è, qualcosa che non è un evento (come invece lo è la musica). La musica, il suo perdurare, il suo modificarsi nei minuti di ascolto, può essere frutto di processi meccanici, di modi di interpretare il linguaggio (come secondo Leverkühn, citato dallo stesso Millar, i pattern che si creano in natura, nonostante non si possa parlare di elementi animati come il ghiaccio o come le gocce, vi è una regolarità nel loro movimento di inclusione di un elemento con un altro – da cui il titolo del saggio: The Devouring Drop, che mette in mostra i fenomeni di fusione tra i diversi elementi). Viene in mente uno degli esperimenti audiovisivi di Phil Niblock, “THIR“, in cui accostava un suono eterno alternato a mutazioni naturali e semplici come il ghiaccio che si scioglie, la luce che filtra dalla membrana delle foglie e così via (o pensate alla recente produzione Netflix dal titolo Annientamento, in cui vari elementi “naturali” si fagocitano tra loro, annullandosi, modificandosi, distruggendo forme di vita per generarne altre, ai limiti del transeunte).

Questo continuo movimento di disgregazione e aggregazione è il senso di questo ultimo lavoro da ascoltare e vedere, ascoltare vedendo, vedere ascoltando. Non va sicuramente definito il lavoro definitivo di Mika Vainio, come già sostengono molti, ma i suoni ruvidi, graffianti, granitici e liquidi nel contempo che si deflagrano senza soluzione di continuità per diversi passaggi dell’opera, sono sicuramente una vetta delle possibilità live dell’artista. Anche questo potrebbe essere un altro senso di questo lavoro: poter ascoltare un live che non vi potrà più essere, ma che ci sarà tutte le volte che vogliamo (altra contraddizione, altro annientamento, altra generazione).

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