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Renounced – Beauty Is A Destructive Angel

2019 - Holy Roar Records
metalcore

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Tracklist

1. Ghosts
2. Self Inflicted
3. In A Years Turning
4. Saltation
5. Calloused
6. Calculated Risk
7. The Rico Conspiracy
8. Torchbearer
9. General Population
10. Beauty Is A Destructive Angel
11. In A Statue Of Frozen Glass


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Il metalcore non è morto, anzi. Dalla metà degli anni ’80 a ora, questo genere è stato suonato a corrente alternata da band che hanno cambiato la storia della musica e da altre che ne hanno completamente snaturato in malo modo i confini. Necessario dunque elogiare e ascoltare con cura la discografia dei londinesi Renounced, veri capofila di un sound revival che prende a piene mani dagli anni ’00, soprattutto da band come Unearth, Killswitch Engage ed Eighteen Visions, rivisitando però il tutto con un’attitudine moderna e molto vicina al mondo hardcore a tinte melanconiche. Usciti allo scoperto già nel 2013 con il super aggressivo e dissonante “Conditioned From Birth”, i Renounced hanno piano piano limato e ripulito il loro iniziale volto più old school per giungere con il passare degli anni a release ben più studiate e complesse, come l’acclamatissimo “Theories Of Despair” (2016), punto di svolta del metalcore made in UK che ha garantito ai Nostri una notevole presenza live.

Il nuovo “Beauty Is A Destructive Angel”, prova di studio numero cinque, esce per Holy Roar Records (Employed To Serve, Rolo Tomassi, Svalbard, Portrayal Of Guilt) e segna il punto più alto per il quintetto di Londra, con un mix di melodia e pesantezza sonora da dieci in pagella. Errori da matita rossa a quota zero in questa bellissima prova di forza, sospesa tra concretezza (i breakdown taglia ossa tipici del genere), emotività (gli strappalacrime intro e outro di stampo post) e complessità stilistica garantita da un team di musicisti di altissimo livello.

Le undici tracce che compongono la nuova fatica firmata Renounced scorrono via con l’impeto e la forza che il metalcore richiede, tra strappi furiosi e quasi improvvisi (lo stacco finale di In A Years Turning) e chiusure acustiche come nella splendida Calculated Risk. E dire che l’esempio migliore di come suoni questo album lo dà proprio l’uno-due fra la opening track Ghosts e la straripante Self-Inflicted, impreziosita da un brano come The Rico Conspiracy, che se fosse uscito meno di venti anni fa ci avrebbe fatto gridare al miracolo. Ciò che più convince e coinvolge di “Beauty Is A Destructive Angel” è la sua capacità di rendere quasi nuovo, o quantomeno ben rispolverato, un genere che sembrava perduto nei meandri di brutte copie sbiadite, attratte solamente dal seguire quella che era ben più di una moda negli anni che furono. Ne è esempio la devastante title track, in grado di percorrere una strada fatta di cambi di tempo e innesti melodici che scemano fino a condurci alla splendida e conclusiva In A Statue Of Frozen Glass, punto di incontro virtuale con il melodic hc di cui sopra.       

I Renounced vanno ben al di là del semplice “portarci indietro nel tempo” con questo full length: “Beauty Is A Destructive Angel” mette le basi per quella che può essere la rinascita di uno dei generi più discussi ed amati degli ultimi decenni.

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