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Omar Souleyman – Shlon

2019 - Mad Decent
elettronica

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Tracklist

1. Shlon
2. Shi Tridin
3. Mawwal
4. Abou Zilif
5. 3tini 7obba
6. Layle


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Se vi dicessi che Omar Souleyman ha già pubblicato oltre 500 dischi, non ci credereste vero? Ebbene, invece è così! Omar Souleyman è un artista prolifico. Fin dal 1994, l‘artista siriano ha inciso brani che corrispondono a registrazioni di live ai matrimoni e queste sono state masterizzate e vendute localmente nella Siria nord-orientale. Pur essendo note le sue collaborazioni con Björk e Four Tet, ha iniziato la sua carriera come cantante di matrimonio di moderato successo nella sua nativa Siria, prima di riscuotere consensi (e fama) all’estero. “Highway to Hassake”, una raccolta del 2006 pubblicata dall’etichetta di Seattle Sublime Frequencies, ha dato il via alla carriera di Souleyman fuori dal suo paese d’origine. La performance a Glastonbury del 2011 è roba da leggenda ormai.

“Shlon”, il suo secondo album è edito per Mad Decent e conta sei tracce, tutte di durata inferiore a sette minuti, anche se spesso si ha l’impressione di ascoltare brani più lunghi. La musica di Souleyman è sempre stata intensa, ma “Shlon” si sente in maniera diversa, come se lui fosse invecchiato di colpo, essiccato al sole e mummificato: la sua voce sembra più cruda e selvaggia che mai, l’elettronica è più acuta e più nitida di prima, e ognuna di queste jam ha un suono così grave che ti aspetteresti di trovarti in un club di Berlino alle 2 del mattino se non oltre. Il disco fonde in modo del tutto insolito generi come techno e dabke.

I testi di ognuna delle sei canzoni dell’album sono frutto dal suo paroliere e collaboratore di lunga data Moussa Al Mardood, che ha scritto tutto in una sola seduta durante la sessione di registrazione. Il primo pezzo, dal titolo dell’omonimo album, cavalca un mostruoso groove e la voce è avvolta da un duro riverbero elettronico. Shi Tridin, che segue, aumenta l’intensità a livelli euforici, con ciascuno dei versi di Souleyman circondati da una vigorosa strumentazione. In questa traccia è particolarmente chiaro che l’artista si rifà alla techno più occidentale e ne rompe gli schemi per poi riadattarla al proprio sound. Altrove, invece c’è un ampliamento del suo approccio a sintetizzatore; il suo scopo principale in passato nei dischi di Souleyman è stato quello di approssimare gli strumenti a fiato tradizionalmente associati alla dabke.

Mawwal, tuttavia, è in controtendenza, essendo una delle canzoni più tenere e affettuose di Souleyman. Nonostante non abbia idea di cosa stia parlando, è ovvio che punta al cuore. È un Souleyman più lento e più controllato ed è l’unica traccia qui che non viene trasmessa con fervore furioso. 3tini 7obba è un altro numero sperimentale, in quanto presenta una corrente sotterranea che si sposta all’infinito, con approssimazioni sintetizzate di strumenti tradizionali che ora occupano ogni angolo possibile. È una meraviglia sonora, piena di dettagli e creatività.

“Shlon” è l’album in cui Souleyman rivela il suo conforto con la sua nuova band, con cui dopo tutto ha viaggiato per decine di migliaia di miglia assieme. Fa piacere il suo ritorno ad un orientamento più incendiario come nei suoi primi album, preoccupandosi di fornire a queste canzoni un approccio più profondo ed energico possibile nonostante la tenuta di palco flemmatica con cui delizia il pubblico dal vivo, in netto contrasto con la musica.

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