Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

The Nine Inch Nails – The Manhattan Project

2019 - The Null Corporation
industrial

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. DOOMSDAY PREPPER
2. CLOCKMAKER
3. A MAN WALKS INTO A INTRINSIC FIELD
4. SPLICE OF LIFE
5. NO RHYTHM
6. THE WAITING SKY
7. THE WAY IT USED TO BE
8. THE ELEPHANT IN THE ROOM
9. WORTHY OF THE BADGE
10. WHICH CAME FIRST
11. STUPID PANTIES
12. A STRONGER, LOVING WORLD
13. NOTHING EVER ENDS
14. LINCOLN TUNNEL
15. LIFE ON MARS?


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Quanto ci sono mancati i The Nine Inch Nails? Da quando Reznor nel ’95 sul palco di Saigon ha mandato tutti a fanculo è passato ormai un secolo e tutto mi sarei aspettato tranne che un ritorno della band, seppur con un disco “vecchio”. Parliamo comunque di una mancanza grande tanto quella del nostro amato Dr. Manhattan, scomparso da tempo immemore, partito alla volta di Marte. Un altro grande comeback, in questo 2019 che volge ormai al termine: prima i Tool, ora loro.

Registrato nel lontano 2001 al Cratere, “The Manhattan Project”, questo il titolo dell’album perduto del quartetto composto per l’occasione da Trent, Peter Murphy, Atticus Ross e Peter Christopherson, è bollinato come “Halo 10” ed è una perla rara, letteralmente. Proprio Ross e l’ex-Coil ci hanno recentemente messo mano, ristampandolo, rimasterizzandolo e completandolo con l’artwork originale. Una chicca, un vero capolavoro. Il meglio che potessimo aspettarci, il vero lascito del genietto di Mercer.

Se siete arrivati fino a questo punto senza capirci un cazzo, beh, tutto normale. Tirate su la testa dal fumetto, siete nel mondo reale. La coppia doppia R se n’è uscita con un’altra idea matta: inventarsi una storia ad hoc per una band che vive nel mondo di “Watchmen”. O meglio, che non vive, dato l’abbandono del suo creatore. Purtroppo Christopherson è morto (ma ve l’avevo detto nella recensione del Volume 2 che ci sentivo i Coil) e Murphy non ha mai fatto parte dei NIN, ma questo lo sapete. Sarebbe bellissimo, se fosse tutto vero. Me ne sono convinto io stesso, me li sono immaginati, nel Cratere intenti a registrare un disco dedicato a Jon Osterman, l’onnipotente essere creato da Moore e Gibbons. Poi mi sono svegliato, e di questo bel sogno è rimasto solo un gran disco, il terzo volume della colonna sonora della serie targata HBO, che finora è risultata essere un capolavoro da ogni punto di vista.

Quanto descritto finora è ciò che troverete se siete stati tanto lungimiranti da pre-ordinare l’album in formato fisico, con tanto di libretto contenente la storia di cui sopra. Se invece, come me, avete preso sottogamba la cosa e ve lo siete perso (sto mordendo i muri, fidatevi) potrete comunque godervi il contenuto, altrettanto magnifico. Tornano le chitarre nella possente DOOMSDAY PREPPER, acide, lisergiche, anche doom, perché no, epiche, sembra più il ’99 di “The Fragile” che il 2001, ma anno più, anno meno, la sostanza non cambia. Ci si aspetterebbe di sentire la voce di Reznor vestire i panni di Bowie nella reinterpretazione di LIFE ON MARS?, e invece è leggera come una piuma che cade a ritmo sul piano, morbida e aleatoria, me la fa persin piacere (mai digerito quel Duca Bianco) con quei synth che la portano su verso il cielo. Rintocchi vitrei si piantano nell’ambience di ghiaccio della grottesca CLOCKMAKER, il piano ancor più algido e avvolgente nei timbri eighties della deliziosa THE WAITING SKY.

A STRONGER, LOVING WORLD è attacco ultraindustriale alle sinapsi, verace e feroce, un rettile che striscia sotto la pelle come in “Almost Blue” di Lucarelli (e se l’avete letto sapete che i NIN c’entrano eccome) che esce allo scoperto per divorarvi il volto nei quasi 8, maligni minuti della spaventosa NOTHING EVER ENDS, placata dalle spire lacrimevoli del gospel straziante di LINCOLN TUNNEL, forse uno dei momenti più alti di tutta la colonna sonora, con quella chitarra lucente come una lama che taglia tutto in due.

Chiusura perfetta del cerchio, così Reznor e Ross mettono un punto sulla loro soundtrack più ambiziosa, e anche più bella. Ora, stando alle parole del primo, pare ci siano buone possibilità che a breve stringeremo tra le mani un nuovo album dei NIN. Per quanto mi riguarda ce l’abbiamo già, è un triplo e, in un altra realtà, sarebbe stato disco dell’anno.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni