Impatto Sonoro
Menu

Classifiche

Dieci film per un decennio

A sindacabile giudizio di chi scrive ecco la classifica dei film più importanti del decennio che sta per volgere al termine. Abbiamo ripercorso la decade per non tralasciare film lontani premiando invece anche quelli più recenti, cercando di sintetizzare in pochi titoli la completa immersione nel nuovo millennio e accorgendoci progressivamente, ogni volta che eliminavamo dalla lista qualche titolo, quanto il compito fosse arduo.

Andavano fatte delle scelte e a malincuore abbiamo sacrificato pellicole che non reputavamo meritassero uno di quei dieci posti. Per le stesse ragioni abbiamo escluso generi che non crediamo rappresentino al meglio gli ultimi dieci anni. Ci riferiamo a film musicali, e ce ne sono stati di molto appassionanti riguardanti concerti e documentari, i film d’animazione e anche i cinecomics che pensiamo non rispecchino, esattamente come molti film di azione, il vero spirito del cinema che va oltre il semplice effetto speciale.

Al termine della nostra versione del Rasoio di Occam, che come leggerete ha premiato molte pellicole ispirate da fatti veri, quella che è rimasta, per quanto improbabile, è la nostra decina perfetta. Speriamo di aver intercettato almeno in parte i vostri gusti e se ci fossimo dimenticati di qualche titolo chiediamo venia, ovviamente sarà per la prossima.

1. Il Concerto (Radu Mihaileanu , 2010)

Personale vertice di tutta la decade, la storia affonda le radici nelle vicende dell’Orchestra del Bol’šoj, caduta in disgrazia a causa di scelte non affini alle ideologie di partito. A trent’anni di distanza ogni ex membro svolge il più umile dei lavori, ma sono tutti pronti nel rispondere presente alla proposta del loro direttore di esibirsi al Théâtre du Châtelet di Parigi per cercare di riannodare i fili con il loro passato. Film in bilico fra umorismo – strizzando gli occhi a The Blues Brothers e The Commitments – al thriller, alla musica classica e al senso della vita. Dirige Radu Mihaileanu , ad oggi alla sua terz’ultima prova di regia e capace di confezionare un film carico di emozioni.

2. This Must Be The Place (Paolo Sorrentino, 2011)

Prima fatica d’oltreoceano per Paolo Sorrentino che, prima della “Grande Bellezza”, traveste Sean Penn in un clone di Robert Smith trasformandolo in una rock star a caccia di sé stesso e di criminali nazisti nell’America di oggi. Trama accurata e lineare, atmosfere soffuse, colonna sonora rock blues che completa il solito gioiello del regista originario di Napoli con un finale inatteso e a sorpresa.

3. Snowden (Oliver Stone, 2016)

Oliver Stone rende giustizia alla figura dell’ingegnere informatico Eric Snowden, bollato dai media e dal governo USA come un traditore per aver svelato al mondo quello che aveva appreso nel corso degli anni di lavoro presso l’NSA, ente governativo al servizio della CIA, ovvero che il governo Americano spia ogni comunicazione presente nella rete violando ogni genere di privacy dei suoi utenti. Pellicola di grande intensità recitativa, giocata sul pathos vissuto da un ragazzo, all’epoca poco più che ventenne, che progressivamente ha dovuto suo malgrado prendere coscienza che quello nel quale aveva sempre creduto gli stava crollando addosso. Interpretazione sublime di Joseph Gordon-Levitt e film ancora oggi attualissimo e che si beve tutto d’un sorso.

4. Smetto quando voglio (Sydney Sibilia, 2013)

Opera prima del salernitano Sydney Sibilia e apripista di una fortunata trilogia che ha saputo parlare, facendo ridere molto e in maniera acuta, ai cervelli in fuga e a chi si sente sottodimensionato rispetto ai titoli accademici conseguiti. Cast stellare che ha saputo accettare la sfida facendo il verso alle crime story d’oltre oceano ma affondando ampiamente le proprie radici nella commedia di casa nostra. In sintesi: Mario Monicelli rivisto con tempi e modalità odierne.

5. La parte degli angeli (Ken Loach, 2012)

Film di denuncia di Ken Loach, e questa non è decisamente una novità, ma che in questa occasione decide di non parlare di operai sull’orlo di una crisi aziendale, ma di un ragazzo che scopre una naturale inclinazione nel degustare whisky – il titolo fa riferimento alla parte di whisky che a causa della fermentazione evapora dalle botti – un talento che consentirà al protagonista di riscrivere una vita che parrebbe segnata sin dall’inizio. Film carico di umorismo e di una speranza non comune al regista inglese ma declinata come sempre in modo personale.

6. Star Wars: il risveglio della forza (J.J. Abrams, 2015)

Terza rinascita della saga fantascientifica più famosa di sempre e degna apripista per il nuovo corso Disney, capace di riallacciarsi alla prima trilogia storica sia in termini di trama ma anche grazie alla presenza di personaggi come Han Solo, Luke Skywalker e Leia Organa. Dirige J.J. Abrams, Deus ex Machina, del cinema d’azione e delle serie TV d’oltre oceano, capace in appena un’evoluzione degli X-Wings di cancellare la rivedibilissima seconda trilogia portata al cinema a cavallo del decennio precedente.

7. BlacKkKlansman (Spike Lee, 2018)

Spike Lee che vuole raccontare quanto l’America sia stata scorretta nei confronti delle persone di colore non è di certo una novità, ma la sua ultima pellicola, tratta dal romanzo omonimo scritto dall’ex agente di polizia Ron Stallworth, infiltratosi nelle file del Ku Klux Klan con l’aiuto di un collega, l’ottimo Adam Driver, nella Colorado Springs dei settanta, è declinata in maniera così meticolosa che per quanto vera può sembrare comunque il parto della fantasia di un abile sceneggiatore. Piacevole sorpresa, nel ruolo del protagonista, di John David Washington, figlio del più noto Danzel, e già visto in tenera età al fianco del padre in Malcolm X, sempre di Spike Lee, e più recentemente sia al cinema che in TV.

8. Shame (Steve McQueen, 2011)

Michael Fassbender impersona un manager di successo al quale non sembra mancare nulla, ma che al contrario è del tutto schiavo del sesso, la vergogna della quale si macchia sin dal titolo. Steve McQueen porta sul grande schermo una pellicola passata abbastanza in sordina nelle sale, forse anche a causa dell’argomento trattato, donando a Fassbender la possibilità di cimentarsi in un ruolo che gli fa occupare da solo buona parte della scena, perché è proprio in perfetta solitudine che il protagonista si deve misurare prima di tutto con sé stesso. In sintesi il dramma della solitudine ai tempi di internet e una chiara accusa a quello che si cela sotto il lato più perbenista e frivolo che esibiamo quotidianamente.

9. Quasi amici (Olivier Nakache e Éric Toledano, 2011)

Il duo Nakache e Toledano spinge letteralmente al successo una storia che da tragedia si trasforma in un’amicizia fra due personaggi talmente lontani dall’essere accostabili, a conferma della tesi riguardante gli opposti capaci di attrarsi. Da un lato un nobile disabile, impersonato da François Cluzet, e dall’altro un abitante delle banlieue parigine, impersonato dal comico Omar Sy, s’incontrano quando quest’ultimo risponde a un annuncio di lavoro riguardante la figura di un infermiere badante per un tetraplegico. L’amicizia che scaturirà dall’incontro di due realtà così differenti, ma realmente esistenti, rappresenta a oggi il miglior successo al botteghino del cinema d’oltralpe, oltre a una vicenda umana di rara intensità emotiva.

10. Quo Vado? (Checco Zalone, 2016)

Quarto successo al botteghino da parte di Luca Medici, alias Zalone, che incassi alla mano si trasforma nella più redditizia macchina da soldi del cinema di casa nostra. Fermarsi però a questo freddo dato cancellerebbe un significato più profondo che va al di là della comicità scorretta e scollacciata. Di mira questa volta Zalone prende il malcostume italiano del ‘posto fisso e statale’ con tutte le declinazioni del caso dalle raccomandazioni, agli impiegati che fanno a gara a chi lavora meno, alla burocrazia che contro di loro si può accanire fino agli ultratrentenni che ancora vivono a casa dei genitori. Si ride e, almeno per noi, inaspettatamente si riflette.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati