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Minnie’s – Evviva manifesto

2019 - La Valigetta
indie rock

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Tracklist

1. Cicale
2. Che segreti hai
3. Breve
4. Da qui
5. Dovunque
6. Cordillera
7. Il posto a fianco al mio
8. Volare
9. Fenice
10. Buoni a conoscersi
11. Un ragazzo e una ragazza
12. Il grande inverno europeo


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Parola d’ordine: cambiamento. Con “Evviva Manifesto” i milanesi Minnie’s, ormai veterani della scena indipendente nostrana e conosciuti anche a livello internazionale, imboccano con decisione una strada diversa rispetto al recente passato.

La storia musicale dei Minnie’s si accinge a tagliare il traguardo dei 25 anni, ed è da sempre caratterizzata da un punk rock a tinte fortemente melodiche, ma pur sempre punk rock. Nei diversi (e non sempre riuscitissimi) lavori confezionati dalla band tra LP ed EP, gli impianti orecchiabili dei brani erano fino ad ora alternati a sferzanti “scatti d’ira”, variabili impazzite nel tempo diventate quasi un marchio di fabbrica.

Sono passati tre anni da “Lettere scambiate“, un EP che aveva il preciso intento di unire un sound tipicamente hardcore-punk ad una struttura di matrice melodica e cantautorale in termini di ampiezza dei tempi e modalità compositiva: un buon esperimento, per larghi tratti riuscito.   

In chiusura di 2019 ecco spuntare due singoli, Cicale e Che segreti hai, dai quali emerge in modo abbastanza immediato una generale maturazione dell’intera band. Via i riff di chitarra graffianti e le urla di protesta di Pancini, che nel precedente EP l’avevano fatta da padroni. Dentro una sostanza strumentale più calma, calibrata, omogenea, coerente con l’intento della band.

La virata verso una nuova comfort zone per il quartetto meneghino sembra essere quasi codificata nei testi dei due nuovi brani: “Siamo forti, siamo felici, quando vogliamo siamo cattivi, molto cattivi” (Cicale) e “In questo nuovo posto mi ripresento, piacere mio: evviva manifesto!” (Che segreti hai).

Le idee si fanno ancor più chiare con l’uscita dell’album: un bel “long” di 12 tracce compatte, ben indirizzate e nelle quali i lunghi tentennamenti strumentali del passato vengono sostituiti con una presenza più massiccia di testi. Le parole assumono importanza strategica in questo lavoro, a testimonianza del fatto che in questi tre anni la band ha lavorato molto sul modo di raccontare le proprie esperienze ed emozioni. Se nell’ultimo passaggio in sala di registrazione l’obiettivo era tracciare le tante sfaccettature di una metropoli come Milano, in “Evviva Manifesto il centro del mondo (non importa quale) è se stessi, con tutto il proprio vissuto emozionale.

Anche l’atmosfera è decisamente rinnovata. L’idea di fondo è quella di proporre un pop al solito molto orecchiabile, dove spicca la presenza di una chitarra didascalica, mai invadente. In ogni traccia è degno di nota il maggiore e sapiente utilizzo del synth, segno evidente di una spiccata propensione all’elettronica.

Il tutto poi è intriso di evidenti venature shoegaze e dreampop, che richiamano – anche se in maniera più minimale – prodotti di ottima fattura provenienti dal recente passato, come ad esempio “Drowned in a sea of sound” dei The Daysleepers o “Out of the Angeles degli Amusement Parks on fire.

La fattezza dei brani è ben assortita. Si va dal dream pop ritmato di Cicale, Breve e Buoni a conoscersi a sostanziose ballads come Che segreti hai e Da qui, oltre a brani ritmicamente di livello intermedio, su tutti Il posto a fianco al mio e Un ragazzo e una ragazza. Si chiude con Il grande inverno europeo, un malinconico lento dal sapore cosmopolita.

Per dare un ulteriore tocco di qualità “super partes”, i quattro di Porta Romana hanno chiamato a partecipare ai lavori anche Enrico Gabrielli (Mariposa e Calibro 35), che impreziosisce i brani Volare e Fenice, e Tatè Nsongan, fondatore dei Mau Mau, che offre un intrigante cantato etnico in Dovunque.

In definitiva, “Evviva Manifesto risulta essere un disco nel complesso ben fatto, godibile, che vede realizzato in modo pieno l’intento degli autori.

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