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Cattle Decapitation – Death Atlas

2019 - Metal Blade Records
death metal

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Tracklist

1. Anthropogenic: End Transmission
2. The Genocide
3. Be Still Our Bleeding Hearts
4. Vulturous
5. The Great Dying
6. One Day Closer To The End Of The World
7. Bring Back The Plague
8. Absolute Destitute
9. The Great Dying II
10. Finish Them
11. With All Disrespect
12. Time's Cruel Curtain
13. The Uneserable Past
14. Death Atlas


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La quadratura del cerchio. Ecco come si può descrivere questo nuovo lavoro degli americani Cattle Decapitation. Dopo un paio di album che hanno mostrato una costante evoluzione della loro già personale visione del death-grind (incentrata sulla decadenza e il fallimento del genere umano da un punto di vista molto estremo e prettamente consumistico / alimentare) il nuovo album rappresenta un punto di arrivo altissimo nella loro carriera.

Conclusione di una ipotetica trilogia di dischi in cui viene descritto come il genere umano perdendo il controllo di se stesso (“Monolith Of Inhumanity“) raggiunge la propria estinzione (“The Antropocene Extinction“), “Death Atlas” è una triste e desolante descrizione di un mondo che non esiste più, distrutto dalla stupida avidità insita nell’essere umano. Il mood depressivo e apocalittico del disco è costantemente presente in quasi un’ora di musica in cui la band espande il proprio sound grazie ad un uso massiccio della melodia senza che questa intacchi minimamente l’impatto frontale devastante del loro death-grind.

Grazie anche ad una produzione praticamente perfetta ad opera (manco a dirlo) di Dave Otero (Cephalic Carnage, Akhlys, Cobalt, Skinless) la band dimostra una capacità di scrittura dei pezzi fuori dal comune, mescolando le velocità folli tipiche del grind, a pesantezze e tecnicismi del death metal ma con un gusto melodico che rende il tutto fruibile e mai ostico all’ascolto. Un discorso a parte va fatto appunto per la componente melodica, mai scontata e pacchiana, che viene espressa da parti di chitarre che si avvicinano ad un mood black-metal e soprattuto da una performance vocale di Travis Ryan incredibile per tecnica personalità e originalità. Un brano esemplificativo è senza dubbio Time’s Cruel Curtain, un saliscendi di violenza, tecnica e tristezza che non può non stupire.

Tutto Death Atlas possiede un filo conduttore quasi cinematografico grazie anche ai vari inserti atmosferici, come l’intro ad opera del nostro Riccardo Conforti (Void Of Silence) e narrativi The Unerasable Past che vede come ospite Dis Pater dei Midnight Odyssey e che apre a quello che è il climax dell’intero disco ovvero la conclusiva title track. Questi (quasi) dieci minuti conclusivi rappresentano la perfezione musicale della musica dei Cattle Decapitation che scrivono un brano desolante che si snoda tra aperture melodiche (assolutamente fenomenale la prestazione di Travis), cambi repentini furiosi e intermezzi quasi ambient, scorrendo fluido come raramente capita di sentire.

Un disco coraggioso, originalissimo e con praticamente nessun difetto questo “Death Atlas“.

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