1. Concrete
2. I Disagree
3. BLOODMONEY
4. Anything Like Me
5. Fill The Crown
6. Nothing I Need
7. Sit / Stay
8. Bite Your Teeth
9. Sick Of The Sun
10. Don't Go Outside
Nel 2020 vale tutto. Punto. Quindi se lo scorso anno l’eroina degli alternativi di ogni tipo è stata la sopravvalutata Billie Eilish, null’altro che una popstar con indosso i vestiti delle compagne alternative delle superiori di noi figli degli anni ’80 che fa musica che qualcuno definirebbe finemente minimale, mentre io non avrei timore di bollare come poppettino incolore e basi senza sugo, perché quest’anno quel posto non potrebbe essere occupato da Poppy.
Poppy è lo pseudonimo utilizzato da Moriah Rose Pereira, classe 1995, (ex) YouTuber, popstar fatta e finita, volto di una nota casa di produzioni di oggettistica kawaii, che ora va di moda a cannone (provate a farvi un giro nelle fiere del fumetto e vedrete ragazze vestite in modo eccentrico e colorato), due dischi all’attivo, uno J-pop, infognato di synth e sparaflashate a 8-bit, il secondo tremendamente zuccheroso e ammiccante. E il terzo? Beh, il terzo…
“I Disagree” è una rivelazione plastificata. È fasullo, furbo e – rullo di tamburi – fuori moda, fuori tempo massimo. È un disco DJENT (termine che mi disgusta ma che qui va usato per forza di cose). Avete letto bene. Ma è anche trap, pop, techno, industrial, kawaii, J-pop, ammicca, sì, ma ad un altro pubblico. Per tutti questi motivi è – e ri-rullo di tamburi – pazzesco. A coronare il tutto? Esce per Sumerian Records, etichetta che, cito a memoria, è stata casa di Dillinger Escape Plan, Oceano, Crosses e Jonathan Davis.
Poppy lo scorso anno è stata in tour con i (tremendi) Bring Me The Horizon e gli (ancor peggiori) Sleeping With Sirens mentre l’anno precedente si è fatta immortalare assieme a Marilyn Manson a Disneyland. Da tutte queste esperienze è scaturito sicuramente qualcosa, e quel qualcosa è quanto segue: Concrete, un’incredibile opener che si affida ad una intro ad otto corde, si spezza aidoru, e infine si fonde sixties Beatles in gita nel quartiere Harajuku e l’effetto Maximum The Hormone è servito; title track che mischia mattonate Gojira ad un ritornello ultra catchy (che si ripresenta squagliato sulla closer Don’t Go Outside, bruttissima); Bite Your Teeth, una fucilata metal mostruosa, ultra djent-core, grida feroci, un intermezzo Mr. Bungle (ve lo giuro, cazzo) e uno poppardone e pure un break da wall of death in cui saltano denti e dentiere; BLOODMONEY, breakcore allucinante coi bassi a strapiombo sull’inferno girato in una discoteca; Fill The Crown, ed eccolo Brian Warner ai controcanti, e il brano sbuca dalle parti dei Genitortures, sì, ma con inciso in fronte il simbolo di MTV anni ’90; e alla fine arriva pure lo spettro dei Prodigy che funesto si abbatte sul techno industrial di Sit/Stay, da leccarsi i baffi. Restano fuori tre o quattro ballad pop che definire pessime è dir poco. In tutto questo la voce è quella di una idol impazzita nelle trame del metal. Grido.
Per tutti questi motivi Poppy vince tutto e batte tutti i pretendenti al trono di new sensation che crea imbarazzo e disagio. Sapete, tutti i rimandi che ho tirato fuori in sede di recensione non li ho sciorinati per nascondermi dietro ad un dito. Ci sono sul serio, e non rendono “I Disagree” meno pop, meno tremendo. È roba brutta forte, ma così brutta da diventare magnifica. Perfetto. Lo adoro.