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Oceans – The Sun And The Cold

2020 - Nuclear Blast
melodic death metal / alt metal

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Tracklist

1. The Sun And The Cold
2. We Are The Storm
3. Dark
4. Paralyzed
5. Take The Crown
6. Shadows
7. Legions Arise
8. Polaris
9. Truth Served Force Fed
10. Water Rising
11. Hope


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Mi sono avvicinato alla musica degli esordienti Oceans con una buona dosa di curiosità, mosso dal desiderio di scoprire se davvero fossero la next big thing del death metal melodico. In questi termini, infatti, hanno provato a promuoverli quelli della Nuclear Blast. Nel comunicato stampa che accompagna l’uscita di “The Sun And The Cold”, il quartetto austriaco-tedesco viene presentato in maniera altisonante, neanche fosse una vera e propria forza della natura: “potenti come uno tsunami ed eterni come gli abissi marini”. Alla faccia del bicarbonato di sodio!

Sarà davvero così? Posso assicurarvi di no. Per carità, non che questi ragazzi non abbiano le carte in regola per sfondare; ma di certo non sono eroi “emersi dal cuore oscuro della tempesta” (continuo a citare le parole della Nuclear Blast) per salvare le sorti dell’heavy metal.

A fare da introduzione alla title track sono scariche di furioso blast beat in salsa black. L’assalto si esaurisce ben presto, sfociando nelle gelide acque di un alternative metal molto melodico e dal retrogusto amaro, se non addirittura tendente al deprimente.

We Are The Storm, single furbacchione che strizza l’occhio ai Lacuna Coil, funziona perché riesce nell’intento dichiarato esplicitamente dagli Oceans: unire un death metal dal respiro modernissimo a elementi di nu metal anni ’90 e qualche timidissimo (ma veramente molto timido, eh) richiamo al post-rock più crepuscolare. È questo il tratto sonoro che contraddistingue un po’ tutte le undici tracce di “The Sun And The Cold”, un disco interessante ma non così originale da giustificare particolari attenzioni.

Se non altro, questi quattro ragazzi (il cantante/chitarrista Timo Rotten, il chitarrista Patrick Zarske, il bassista Thomas Winkelmann e il batterista J.F. Grill) dimostrano senza alcuna difficoltà di essere a loro agio con i più disparati linguaggi del metal. Da momenti di assoluta pesantezza si passa ad atmosfere più intime e tenui, con una costante alternanza tra cantato pulito e in growl. Non è raro, inoltre, il contrasto tra strofe e bridge dall’alto tasso tecnico e ritornelli “sparati” ed estremamente radio-friendly. In parole povere: un minestrone death/nu/alt metal. Manca ancora un pizzico di sapore, purtroppo.

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