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Greg Dulli – Random Desire

2020 - Royal Cream / BMG
rock

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Tracklist

1. Pantomima
2. Sempre
3. Marry Me
4. The Tide
5. Scorpio
6. It Falls Apart
7. A Ghost
8. Lockless
9. Black Moon
10. Slow Pan


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Il mondo dal quale proviene Greg Dulli è un mondo in estinzione. Un giorno ci troveremo a non poterci più aggrappare ai lavori di certi artisti e allora andremo alla deriva, in acque così calme che è come non ci fossero. 

Mentre ragiono su tutto ciò (e vergo queste righe) Mark Lanegan ha appena annunciato l’uscita del secondo disco in due anni, e mi ritengo fortunato a saperlo così prolifico e poterne godere. Dulli, invece, coi suoi lavori solisti è ben più anemico. Gli ci sono voluti quindici anni per pubblicarne un secondo, sempre che si vogliano intendere i The Twilight Singers come un gruppo e non come un’emanazione solista del leader degli Afghan Whigs. Ben venga l’attesa, se il risultato è materiale come quello contenuto in “Random Desire”.

Da quel mondo di cui sopra, Dulli attinge a piene mani e manipola la materia rock per creare magniloquenza. Svestito con difficoltà il lungo e nero cappotto del leader di una delle band più influenti dello scorso secolo e di questo, ciò che rimane è un artista appesantito dalle esperienze di una vita che cocciutamente gli si piazza davanti di traverso, e lui anziché cedervi la dipinge, l’abbraccia e amplia le voluttà in forme di costante grandezza. Le trasforma in liriche che vanno a coprire strutture di bellezza alternativa, rigettandone la diversità, diventando sentimento primario. Diventando luce, seppur fioca e disegnata a pennellate indecise in un cielo che non sa se essere inverno o primavera.

I respiri sono ampi, a pieni polmoni, inscritti nel vuoto del desiderio in cui l’autore dice di averli concepiti, e riempiono ogni interstizio con l’enfasi elettrica che Greg ha fatto sua sul finire degli anni ’90. Suoni che sono davvero solo suoi qui si gonfiano all’estremo, nel lirismo immenso di It Falls Apart e Pantomima, nei fantasmi acustici che slabbrano il folk sepolcrale di Marry Me, tra i dolorosi passi in punta di piano che costruiscono l’ossatura dell’epica Scorpio, o su The Tide, che nasce nello sciabordio del mare prendendo velocità con la dovuta dose di calma, proprio come un’onda. In questa tetra luminosità trova spazio anche l’elettronica elegiaca di Lockless, l’arrendevolezza distorta della leggiadra Slow Pan e la potenza incontrollabile di Sempre che esplode su grida e chitarre furenti (sei tu, Manuel?).

Random Desire” deve esistere, per far sì che chi necessita che questo mondo di melodie che non devono finire tritate dalla velocità e l’inconsistenza di tanti nuovi artisti trovi un suo alveo, un luogo in cui prendere fiato, prima di tornare a camminare per strada, rischiando di perdersi per sempre dove non vorrebbe stare.

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