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Ihsahn – Telemark

2020 - Candlelight Records
black metal

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Tracklist

1. Stridig
2. Nord
3. Telemark
4. Rock ‘n’ Roll Is Dead (Lenny Kravitz cover)
5. Wrathchild (Iron Maiden cover)


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Una dichiarazione d’amore per sua terra natia, è questo il concetto alla baste del primo EP pubblicato da Ihsahn per l’anno in corso. Lo si percepisce già dalla copertina, in cui la scritta “Telemark” che sovrasta il bellissimo artwork monocromatico ad opera di David Thièrrèe lascia quasi in secondo piano il nome dell’artista norvegese.

Presentato come un parziale ritorno al black metal delle origini, questo EP di tre inediti cantati rigorosamente il lingua madre (e due cover) ci riporta in parte agli inizi della carriera solista di Ihsahn, in cui il metal estremo post Emperor di “Prometheus” si univa ad influenze progressive rock.

Ciò che non troveremo assolutamente (ed che in parte giustifica il concetto di ritorno alle origini) sono le sperimentazioni avanguardistiche ed elettroniche dei capolavori “Das Seelenbrechen” e “Amr” che dovrebbero comunque riapparire più in là con un secondo EP molto più sperimentale.

Scritto e prodotto dal solo Ihsahn, con la partecipazione (preziosissima) al sax di Jørgen Munkeby (ex Jaga Jazzist, Shining nonché attuale membro live degli Emperor), “Telemark” ci regala tre brani ruvidi ma di una eleganza e una raffinatezza ineguagliabili.

Oltre alla più claustrofobica Stridig, menzione particolare va fatta per per Nord, vicina agli Enslaved più progressivi, e soprattutto per la title-track, vero capolavoro delle tre in cui le atmosfere puramente crimsoniane e dissonanti della prima parte lasciano spazio, nella seconda metà, ad un assalto di blast-beat in cui i riff di chitarra sono costantemente supportati ed impreziositi dal sassofono di Munkeby, vero elemento vincente. Le divertenti e ben arrangiate cover di Rock And Roll Is Dead e Wrathchild (di, rispettivamente, Lenny Kravitz e Iron Maiden) chiudono l’EP.

La bravura e facilità con cui Ihsahn utilizza elementi black metal (presente soprattuto nelle parti vocali e in certe soluzioni) per veicolare uno spettro di influenze molto più ampio è qualcosa di unico nel panorama estremo, ragion per cui “Telemark“, pur con la sua breve durata, rimane tutt’altro che un riempitivo.

Ascoltatelo con attenzione.

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