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Interviste

Alle basi della roncola, alle basi di tutto: 10 anni di SAKEE SED

Photo: Monelle Chiti

Il primo album intitolato “Alle basi della Roncola” dei Sakee Sed compie dieci anni. Un bel traguardo. La band bergamasca composta da Marco Ghezzi (voce e pianoforte) e Gianluca Perucchini (batteria) ha colto questa ghiotta occasione per festeggiare a modo loro – a suon di musica –  sia con la stampa in vinile colorato del re-master in edizione limitata in 150 copie sia con un tour celebrativo – con due special guest Roberta Sammarelli (Verdena) al basso e Jonathan Locatelli (Rich Apes) alla chitarra. Per il duo bergamasco questo disco, intimo e cantautorale, che uscì il 23 aprile del 2010 ha rappresentato il punto di inizio, il primo passo importante per entrare nell’orbita del panorama musicale italiano.

Il tour è ormai alle porte e, i Sakee Sed hanno già scaldato tutti gli strumenti e sono pronti per esibirsi da metà marzo nei princiapli club italiani. Nel frattempo abbiamo raggiunto telefonicamente il leader Marco Ghezzi per parlare soprattutto dell’album “Alle basi della Roncola”, da cui poi tutto è partito.

Il primo disco “Alle basi della Roncola” uscì il 23 aprile del 2010 ad oggi sono passati dieci anni tondi ma in casa Sakee Sed le novità sembrano non arrestarsi. Puoi intanto raccontarmi il tuo bilancio lavorativo in questi lunghi anni?

Penso che, già il fatto che dopo dieci anni siamo qui a fare questa ristampa vuol dire che è andato tutto bene quindi in generale il bilancio è positivo.

Penso sempre che molti ascoltatori di musica siano ossessionati dal passato. È così anche per te dal tuo punto di vista come musicista?

“Alle basi della Roncola” è stata per noi la partenza di tutto quindi sicuramente c’è, anche in questo caso, un sentimento rivolto a quello che abbiamo vissuto, al passato appunto. Quando venne pubblicato questo lavoro dieci anni fa abbiamo potuto sperimentare l’italiano affrontandolo in qualsiasi modo e stiamo proseguendo in questa via come sempre da pirati, pionieri, balenieri della musica.

Se è vero che la cosa più bella per un musicista è stringere il proprio strumento tra le mani e lasciarsi trasportare. Ti chiedo se preferisci farlo nel lavoro in studio, nella fase di registrazione oppure durante la performance live?

Per quanto mi riguarda tutte queste fasi che hai nominato hanno dei lati affascinanti. Il percorso è molto bello dall’inizio alla fine. Ogni musicista prova un’emozione in ogni singolo momento poi ovviamente c’è una bella differenza dalla sala prove all’esibizione live che non sai mai prima come può andare…

Quali sono i vantaggi e allo stesso tempo le criticità di avere una propria etichetta, la Appropolipo Records? Fate tutto Do it yourself (DIY)?

Sì facciamo un po’ tutto in casa come il salame (ride, nrd). Il lato positivo è senz’altro il fatto che puoi fare tutto in libertà, non ci sono limiti. Dall’altra parte però c’è il rischio di allungarti molto, di perderti perché appunto hai tanto tempo a disposizione e vuoi sperimentare troppo.

Photo: Monelle Chiti

Il primo album intitolato “Alle basi della Roncola” dei Sakee Sed compie dieci anni. Un bel traguardo. La band bergamasca composta da Marco Ghezzi (voce e pianoforte) e Gianluca Perucchini (batteria) ha colto questa ghiotta occasione per festeggiare a modo loro – a suon di musica –  sia con la stampa in vinile colorato del re-master in edizione limitata in 150 copie sia con un tour celebrativo – con due special guest Roberta Sammarelli (Verdena) al basso e Jonathan Locatelli (Rich Apes) alla chitarra. Per il duo bergamasco questo disco, intimo e cantautorale, che uscì il 23 aprile del 2010 ha rappresentato il punto di inizio, il primo passo importante per entrare nell’orbita del panorama musicale italiano.

Il tour è ormai alle porte e, i Sakee Sed hanno già scaldato tutti gli strumenti e sono pronti per esibirsi da metà marzo nei princiapli club italiani. Nel frattempo abbiamo raggiunto telefonicamente il leader Marco Ghezzi per parlare soprattutto dell’album “Alle basi della Roncola”, da cui poi tutto è partito.

Il primo disco “Alle basi della Roncola” uscì il 23 aprile del 2010 ad oggi sono passati dieci anni tondi ma in casa Sakee Sed le novità sembrano non arrestarsi. Puoi intanto raccontarmi il tuo bilancio lavorativo in questi lunghi anni?

Penso che, già il fatto che dopo dieci anni siamo qui a fare questa ristampa vuol dire che è andato tutto bene quindi in generale il bilancio è positivo.

Penso sempre che molti ascoltatori di musica siano ossessionati dal passato. È così anche per te dal tuo punto di vista come musicista?

“Alle basi della Roncola” è stata per noi la partenza di tutto quindi sicuramente c’è, anche in questo caso, un sentimento rivolto a quello che abbiamo vissuto, al passato appunto. Quando venne pubblicato questo lavoro dieci anni fa abbiamo potuto sperimentare l’italiano affrontandolo in qualsiasi modo e stiamo proseguendo in questa via come sempre da pirati, pionieri, balenieri della musica.

Se è vero che la cosa più bella per un musicista è stringere il proprio strumento tra le mani e lasciarsi trasportare. Ti chiedo se preferisci farlo nel lavoro in studio, nella fase di registrazione oppure durante la performance live?

Per quanto mi riguarda tutte queste fasi che hai nominato hanno dei lati affascinanti. Il percorso è molto bello dall’inizio alla fine. Ogni musicista prova un’emozione in ogni singolo momento poi ovviamente c’è una bella differenza dalla sala prove all’esibizione live che non sai mai prima come può andare…

Quali sono i vantaggi e allo stesso tempo le criticità di avere una propria etichetta, la Appropolipo Records? Fate tutto Do it yourself (DIY)?

Sì facciamo un po’ tutto in casa come il salame (ride, nrd). Il lato positivo è senz’altro il fatto che puoi fare tutto in libertà, non ci sono limiti. Dall’altra parte però c’è il rischio di allungarti molto, di perderti perché appunto hai tanto tempo a disposizione e vuoi sperimentare troppo.

Nel corso della vostra carriera avete avuto modo di suonare con molti artisti del panorama musicale italiano. Ci sono delle esperienze o delle personalità che vi sono rimaste più impresse di altre?

Mi viene in mente il festival “Nel nome del rock” a Palestrina a cui abbiamo partecipato nel 2010 e ricordo molto bene il musicista californiano Brant Bjork, mentre di italiani penso agli Spread, Zen Circus…

Sei una persona che acquista più cd o vinili?

Sono nato in questa terra di mezzo, ho vissuto diverse fasi della musica da quando c’erano le cassette, gli mp3, il vinile ecc… e poi adesso invece è tutto praticamente fruibile in streaming…Penso che l’importante è ascoltare la musica poi il mezzo viene successivamente. C’è da dire che ad esempio Spotify non ti permette quell’approccio verso la musica in cui tu puoi toccare ad esempio vinile che è decisamente un’azione diversa, completa. Oggi tanti ascoltano una canzone nuova attraverso queste piattaforme in streaming e, non c’è più chi magari ascolta tutto un disco dall’inizio alla fine e questo è un peccato. Se tu decidi di acquistare un vinile vuol dire che hai maturato nel tempo una consapevolezza a livello musicale e hai delle tue scelte artistiche precise che segui e quindi è bello così. Il vinile è un ascolto lento poi devi averne cura, pulirlo e devi avere il tempo soprattutto per ascoltarlo. I giovani oggi non fanno niente di tutto ciò, è un peccato perché dovrebbero dedicare più attenzione e tempo proprio all’ascolto della musica perché è qualcosa di utile, una colonna sonora della loro vita. Ignorando la musica perdono tante cose belle.

La musica è libertà poi sta a voi artisti trasmettere la vostra passione a chi vi ascolta.

Il motivo per cui facciamo questo mestiere è perché appunto c’è energia, c’è bellezza nel mondo della musica. Un brano deve trasmetterti qualcosa, ci deve essere uno scambio reciproco tra chi lo ascolta e chi lo ha suonato o registrato. Ci sono canzoni che le lasci entrare dentro di te e ti lasciano un segno. Per questo motivo, nella domanda precedente, ho voluto sottolineare questo fatto che oggi tante persone, soprattutto i giovani, non si dedicano più ad un ascolto approfondito e non prendono in considerazione l’idea di ascoltare tutto il repertorio canoro di un singolo artista o di un gruppo. È un peccato.

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