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Interviste

Raggelante purulenza, cristalline intenzioni: nei meandri del miasma degli OvO

Credit: Erica Schneider

Stefania Pedretti e Bruno Dorella, ovvero gli OvO, sono tornati da poco con il loro nuovo album “Miasma” (qui la nostra recensione), così abbiamo pensato bene di fare quattro chiacchiere con loro.

Ciao Bruno e Stefania, come state? Siete carichi per i vostri prossimi concerti?

Siamo super carichi, i primi concerti sono andati benissimo, a Roma è stato veramente speciale perché c’era anche Gnucci, rapper svedese e ospite del nostro album in Testing My Poise, il featuring con lei del vivo è venuto veramente potente e strabiliante.

Credo che questo ultimo vostro disco sia uno dei vostri lavori più sperimentali ed estremi, come lo sentite voi? Se doveste fare una classifica dei vostri dischi, dove lo posizionereste?

Sicuramente è estremo, come un po’ tutti i nostri dischi, e se per sperimentale intendi che ci sono ricerca e volontà di evolversi espandendo confini e possibilità, allora lo è. Ma se per estremo e sperimentale includi anche il sottosignificato di “difficile” e “indigesto”, forse allora è meglio guardare ai nostri primi album, come “Assassine”. La nostra discografia si divide abbastanza nettamente tra prima e dopo “Abisso”. Prima eravamo limitati dalla scarsità di mezzi ed esperienza, che ha fatto sì che i dischi suonassero malissimo (“Assassine“, “Vae Victis“, “Cicatrici“, “Miastenia“). Dopo un paio di tentativi semi-riusciti (“Crocevia” e “Cor Cordium“) abbiamo finalmente trovato il nostro suono con “Abisso“, “Creatura” e “Miasma“. Mettiamo al primo posto quest’ultimo blocco di dischi (tanto per non essere del tutto scontati dicendo che l’ultimo è il migliore), al secondo “Crocevia” e “Cor Cordium“, e al terzo il blocco dei primi album, che consigliamo solo ai completisti e agli hardliners..

Miasma” vanta oltre che di ottime onde sonore anche di uno splendido artwork. Ci parlate della sua genesi? E già che ci siamo, come avete deciso il titolo?

Genesi del titolo e dell’artwork vanno di pari passo. Lavorando al disco, ci siamo subito resi conto che suonava molto più sporco dei due precedenti, molto più punk. Sia per il tipo di campioni elettronici e synth che stavamo usando, sia perché i pezzi avevano un impatto molto hardcore. Quando abbiamo dato il materiale grezzo in mano a Giulio Favero per i mix, sapevamo di dargli un suono bello malato e velenoso, ma quando lui ci ha lavorato non potevamo credere alle nostre orecchie. Era qualcosa di infetto, di raggelante nella sua purulenza, eppure cristallino nell’intenzione e nella leggibilità. Era un miasma. Quando abbiamo espresso questo concetto a Michele Servadio, lui ci ha spedito ben sette copertine potenziali, in cui si poteva ammirare la sua visione del Miasma che invadeva la città. Le abbiamo usate tutte, potete trovarle all’interno del disco.

Quali riferimenti artistici avete avuto nel comporre questo ultimo disco? Mi riferisco sia alla musica ma anche a qualsiasi altra forma d’arte o situazione o idea.

Sicuramente il nostro retroterra punk/hardcore ha influito molto. E’ stata una specie di reazione all’intenzione iniziale del disco, che doveva essere interamente elettronico. Invece è venuta fuori una specie di reazione della nostra anima anarcopunk. Ma hanno influito molto anche i sample da cui Bruno è partito per costruire le basi di batterie. Era tutto materiale molto violento, sporco, che tendeva al noise e all’industrial più che ad un trattamento raffinato. Alcuni di questi suoni sono stati creati da Bruno, altri invece da amici (a034, Paolo Bandera, Eraldo Bernocchi, Giovanni Lami, Matteo Vallicelli, Ripit). Non ci sono state ispirazioni particolari, gli OvO hanno un suono proprio e un metodo di lavoro piuttosto autarchico.

Miasma” non è un concept album, tuttavia credo che ogni disco abbia un suo messaggio o un suo senso intrinseco. Qual è quello di “Miasma“? Si può ritrovare nella poetica dei vostri testi? 

I nostri testi non hanno quasi mai senso compiuto. Si possono trovare indicazioni in qualche titolo o frammento. In questo senso Queer Fight è il manifesto dell’album, un inno a convertire la frustrazione quotidiana di chi è o si sente o è percepito come “diverso”, trasformandola in lotta positiva contro il sistema. Nella parte finale del brano Miasma Stefania dice frasi di senso compiuto in italiano, e questo potrebbe essere un interessante precedente…

Parlando di suoni e di composizione, ci rivelate qualcosa del vostro processo creativo? Come nasce una canzone o un disco di OvO? Descriveteci una vostra tipica sessione di scrittura.

Si parte con dei pattern di batteria ed elettronica registrati da Bruno, che li sottopone a Stefania. Se Vengono approvati, si sviluppano, e diventano una base, su cui Stefania lavora, talvolta anche direttamente in studio di registrazione. Quando una base subisce il trattamento di voce e chitarra di Stefania, diviene indiscutibilmente un pezzo OvO, qualunque sia la base. Ne sia dimostrazione il video di Mondo, brano-gag costruito su una base trap.

In “Miasma” troviamo illustri collaborazioni tra cui Årabrot e Sigillum S. Quella che mi ha colpito di più però è senz’altro quella di Testing My Poise, con la (t)rapper svedese Gnucci. Com’è nato il rapporto tra voi? Come mai avete scelto di unire due generi così diversi e, mi viene da dire, quasi opposti?

Innanzitutto dobbiamo distinguere tra i veri e propri featuring (Årabrot, Gnucci e Gabor degli Holiday Inn), cioè artisti che hanno collaborato alla realizzazione del pezzo quando era già pronto, e gli altri ospiti che hanno contribuito alla parte creativa dei pattern di batteria inviando a Bruno dei sample o dei suoni di sintesi, che sono poi stati liberamente processati, tagliati, modificati per entrare nel pattern. Sono due ruoli diversi, entrambi essenziali. Stefania è stata curatrice del programma musicale del Festival di Santarcangelo dei Teatri per 3 anni. Quando ha chiamato a suonare Gnucci, tra le due si è creato un legame di amicizia e stima. Noi amiamo tutta la musica, non rifiutiamo nulla della contemporaneità, in ogni genere c’è roba che ci piace e che non ci piace. Gnucci ci piace, e abbiamo pensato che, in un percorso di estremismo e sperimentazione (per citare una delle tue domande) un flirt con la trap fosse perfetto, molto più interessante di tante altre collaborazioni che sarebbero servite solo alla cartella stampa o far vendere qualche disco in più.

Entrambi siete musicisti e artisti anche al di fuori di OvO, sia a livello solista che in altre band. Come riuscite a conciliare tutte queste correnti creative? Come sentite il progetto OvO rispetto agli altri a cui partecipate?

OvO è per entrambi il progetto che esiste da più tempo, sono ormai 20 anni che giriamo il mondo insieme. Non può che avere un ruolo primario nella nostra pur variegata attività. Dobbiamo dirti che non troviamo poi troppo difficile conciliare i vari aspetti creativi dei diversi progetti. Anche l’organizzazione di tour, uscite discografiche eccetera, con un po’ di esperienza, si attua facilmente. Quello che è diventato difficile oggi è questa comunicazione ansiogena 24/7, tutto subito e in tempo reale, a discapito della concentrazione, della qualità del lavoro e soprattutto della qualità della vita.

Sul piano discografico, “Miasma” è uscito per la canadese Artoffact Records. Come siete entrati in contatto con questa realtà? Quanto è importante oggi per una band affidarsi alla giusta label?

Dopo la bellissima esperienza con Dio Drone, che per noi è famiglia, abbiamo concordato la necessità di un’etichetta di profilo internazionale. Ci siamo consultati col nostro ufficio stampa americano e con altri amici in giro per il mondo, e il nome di Artoffact veniva fuori spesso. Stefania la conosceva di già e seguiva già vari gruppi di questa etichetta molto eclettica. Gli abbiamo mandato l’album, e hanno risposto velocissimi. La giusta label è, per definizione, “giusta”, quindi adatta, l’opzione migliore. Ma non sempre si riesce a trovare questa magica alchimia, a volte è quasi meglio autoprodursi. Per ora ci sembra che il team che sta lavorando a “Miasma” (etichetta, booking, uffici stampa) sia veramente fantastico.

Che cosa ascoltate quando non siete al lavoro sui vostri progetti? Ci dite quali sono i dischi che vi piace sentire? Ah, e magari anche qualche nome di band nostrane secondo voi degne di nota.

Ascoltiamo veramente di tutto, dalla classica al black metal passando per il rap o il jazz. Bruno ultimamente divora il nuovo disco di Torres, ad esempio. E Stefania è andata in fissa con l’album uscito subito dopo il nostro su Artoffact, quello del gruppo lituano Solo Ansamblis. I gruppi italiani degni di nota sono tantissimi, impossibile citarli tutti e non far torto a nessuno, così diciamo i primi tre che ci vengono in mente: RYF, Alessandra Zerbinati, Ottone Pesante, Cani Dei Portici, Vespertina, Mood, Hate & Merda, Cacao, Holiday Inn.. Avevamo detto tre?

Stefania so che ti batti e sei molto attiva sulla questione dei diritti LGBTQ. Quanta discriminazione c’è ancora oggi? Quanto ancora credi si dovrà lottare perché ci sia uguaglianza per tutti?

Guarda, fino a qualche anno fa rispondevo a questa domanda serenamente dicendo che il mondo era più aperto che non sentivo discriminazioni ecc., ma ora tutto questo è decisamente cambiato. Siamo in un momento storico che trovo assurdo, le violenze fisiche e verbali sono in tutto il mondo all’ordine del giorno e penso si stia solo peggiorando. Fortunatamente c’è anche una forte rete di sostegno e di lotta , ma trovo assurdo che nel 2020 ci siano in Polonia delle zone rivendicate LGBT-free zone, è tremendo. Proprio per tutto questo credo sia importantissimo lottare ed esporsi sia nel quotidiano e singolo individuo che come gruppo musicale. Trovo importante che si ritorni ad usare l’arte e la musica come veicolo di lotta e controcultura.

So che magari è presto, ma possiamo sapere se ci sono già dei progetti futuri per OvO? Nuova musica magari?

Stiamo ancora imparando a suonare i pezzi di “Miasma”. Scherzi a parte, se tutto va bene in autunno lavoreremo a una nuova sonorizzazione dal vivo, dopo quelle di “Nosferatu” e “Frankenstein”.

Al solito, come chiedo a tutti, cosa vi sentireste di consigliare ad un ragazzo che voglia seguire la vostra strada come musicisti ed artisti?

Una volta avremmo potuto dire cose tipo “credici fino in fondo”, o “tieni duro”, oppure persino “non lo fare”…Ora come ora, con le prospettive che ci sono (cioè: zero), con un mondo lavorativo di sfruttamento intellettuale continuo, un’umanità sempre più chiusa, gretta, ottusa, cosa gli puoi dire? “Buttati, non hai nulla da perdere”.

Grazie Bruno, grazie Stefania buona continuazione per il vostro tour e speriamo a presto!

Photo: Erica Schneider

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