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Roberto Ventimiglia – Raw

2020 - Gusville Dischi
indie pop / songwriting

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Tracklist

1. Stepping Stone
2. 2081
3. Love Is
4. Just This
5. Recollection
6. One-Hour-Love
7. Forever and a Day
8. Raw
9. Christmas Blues


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Per caso mi è capitato tra le mani “Raw”, ultima fatica di Roberto Ventimiglia. Tra work art, nota di presentazione e l’inizio dell’ascolto, due domande mi sono sorte quasi in modo spontaneo. La prima: perché questo qua si atteggia a one-man-band, con la pretesa di scrivere, suonare e produrre tutto da solo? La seconda: in un’epoca in cui spadroneggia il nuovo cantautorato italiano dei vari Paradiso e Brunori, che necessità c’è di cantare in inglese? Chiedendo venia in anticipo, la risposta è un sonoro chissenefrega.

Innanzitutto, è necessario che qualcuno dica espressamente che l’intero lavoro sia stato concepito, suonato e cantato da una sola persona, perché anche dopo diversi ascolti sembra che a supporto ci sia una signora band. Di certo non parliamo di uno sprovveduto o di un autodidatta, ancorché bravo: Ventimiglia è diplomato in composizione al Conservatorio, ed in questo caso non trattasi di talento sprecato.

Il cantato anglofono, inoltre, è il suggello alle ispirazioni di “Raw”, ben elencate nel breve scritto che presenta il disco: dal Bruce Springsteen di Nebraska al primo Elliott Smith, dai John Lennon e Paul McCartney post Beatles fino a Jackson Browne. Ispirazioni senz’altro musicali, ma soprattutto metodologiche: Ventimiglia vuole portare avanti la lunga tradizione dell’incisione domestica, strumenti alla mano, in quanto ha urgenza di comunicare.

Voltando lo sguardo all’indietro, il recente passato del cantautore di Latina non si è mai discostato da questo modus operandi. I Desert Motel, proficuo progetto musicale promosso insieme al suo alter ego Cristiano Pizzuti (fondatore poi degli ottimi Black Tail), avevano uno studio di proprietà. Lo stesso Ventimiglia aveva concepito il suo precedente EP “Bees make love to flowers” allo stesso modo di “Raw”, orgogliosamente “negli ambienti di casa” (cit.).

Uscito con il supporto dell’etichetta indipendente Gusville Dischi – che distribuisce anche i “cugini” Black Tail – “Raw” è un viaggio in nove tracce che si pone come obiettivo quello di raccontare l’amore. Se cercate testi al miele, archi in Sanremo style, richiami al romanticismo retaggio degli anni ’60, resterete delusi. L’amore che sgorga dalla voce di Roberto è come inchiostro su un diario, una serie di appunti che descrivono un romanticismo visto – e vissuto – da diverse prospettive.

Sfogliando le pagine, si percepisce il desiderio di dare una definizione ai propri sentimenti, rassegnandosi poi all’idea che l’amore, in fondo, è solo un punto di vista. C’è poi l’amore ideale, frutto di un rapporto desiderato ma di incerta materializzazione, che fa il paio con quello usa e getta, di un’ora soltanto, definito dall’autore come un insieme di fantasticherie solitarie. Il tutto è visto in chiave moderna, finanche futurista: non manca infatti un orwelliano richiamo a scenari distopici, in cui amarsi sarà l’effimera illusione di sentirsi liberi.

Dal punto di vista musicale, “Raw” non è solo la rimodulazione in chiave personale della lezione ricevuta dai modelli anzi detti (Springsteen, Browne e i due Beatles solisti): dentro c’è un variegato bagaglio di esperienze che si palesano in modo evidente allo scoccare di ogni traccia, una sorta di cofanetto dal quale escono Wilco, Police, America e Stone Roses.

La scena è dominata da un mix di acustica, elettronica, songwriting di matrice britannica e folk. I diversi stili vengono talvolta lasciati isolati, quasi a volerne esaltare le caratteristiche, talvolta mescolati fra loro, senza che nessuno prevalga di prepotenza sull’altro. Da questa angolazione il disco risulta essere ben equilibrato.

L’inizio è affidato al minimalismo voce-chitarra di Stepping stone, una sorta di cancello che si apre per condurre l’ascoltatore nel mondo che l’autore vuole rappresentare. Altro esempio di come due soli elementi – canto e sei corde in sottofondo – possano dar vita ad atmosfere magiche risiede nella ballad Just this.

Ampio spazio poi all’elettricità, che consente a Ventimiglia di spaziare dai riff didascalici e ben calibrati di 2081, all’elettroacustica di Love is, fino a giungere al puro pop elettronico di One hour e della titletrack Raw. I temi proposti in Recollection (con tanto di chitarra graffiante)e in Forever and a day provengono invece direttamente dal british invasion anni ’90, che iniziò con l’iconico – e omonimo – album d’esordio degli Stone Roses e proseguì con le diverse inclinazioni date dai vari Blur, Verve e Oasis.

Il finale è una gradita e insolita sorpresa, un blues natalizio che però nella ritmica e nel groove somiglia più al folk dei primissimi America. Il nostro Roberto haincomune con il terzetto britannico il fatto di dare ampio spazio nella sua musica alle chitarre acustiche. Ma non è tutto: in un momento non proprio felice della loro vita – nel quale furono cacciati di casa dai rispettivi genitori – Beckley, Bunnel e Peek continuarono a pensare e a comporre musica chiusi finanche nell’abitacolo di un’autombile. Niente male come ispirazione per chi è alla ricerca del lo-fi.

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