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Kvelertak – Splid

2020 - Rise Records
black'n'roll / heavy metal / hard rock

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Tracklist

1. Rogaland
2. Crack Of Doom
3. Necrosoft
4. Discord
5. Bråtebrann
6. Uglas Hegemoni
7. Fanden Ta Dette Hull!
8. Tevling
9. Stevnemøte Med Satan
10. Delirium Tremens
11. Ved Bredden Av Nihil


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Splid”, quarta fatica in studio a firma Kvelertak, segna l’inizio di una nuova fase nella carriera della band norvegese. Un anno e mezzo fa, infatti, aveva fatto i bagagli e abbandonato la nave il cantante Erlend Hjelvik, uno dei fondatori del vulcanico progetto black ‘n’ roll. Per sostituirlo è stato chiamato un altro urlatore, tale Ivar Nikolaisen, che è tutto fuorché un novellino. E ce lo dimostra ampiamente in queste undici tracce fresche fresche, registrate ai GodCity Studios di Salem e prodotte da Kurt Ballou (già chitarrista dei Converge). Quella che sarebbe potuta essere una vera e propria rivoluzione sfocia però in una semplice – ma non scontata -conferma.

I Kvelertak, infatti, non modificano di una virgola la loro particolarissima ricetta: l’energia del punk si fonde con l’aggressività del black metal (sempre meno in evidenza, tuttavia) e il calore di un hard rock dal sapore classico per dar vita a un suono vivace, dinamico e originale. Come ciliegina sulla torta, un’invidiabile sensibilità melodica che si fa manifesta principalmente nel frequentissimo intrecciarsi delle chitarre di Maciek Ofstad, Bjarte Lund Rolland e Vidar Landa, tre adepti della scuola Thin Lizzy.

Seguendo lo schema dei precedenti lavori, anche le canzoni di “Splid” tendono a tirarla per le lunghe. Il minutaggio è infatti decisamente alto, a esclusione di un paio di fulminanti episodi (Necrosoft, Uglas Hegemoni) che scorrono via come infuocate meteore, percorrendo traiettorie imprevedibili in cui si incrociano Turbonegro e Darkthrone. Il featuring di Troy Sanders in Crack Of Doom ci dà un assaggio di come potrebbero suonare i Mastodon se decidessero di diventare una band da party alcolico, mentre la comparsata di Nate Newton (Converge, Cave In, Old Man Gloom, Cavalera Conspiracy) aggiunge quel sentore di hardcore che non guasta mai.

Ai Kvelertak non è mai dispiaciuto andar giù pesanti ma, almeno in questo caso, il meglio ce lo riservano nelle parentesi più tradizionalmente hard rock: agli echi di AC/DC che attraversano gli otto minuti della settantiana Fanden Ta Dette Hull! fanno seguito il sapore ‘80s di Tevling (che, per quanto assurdo possa sembrare, parte con un riff arioso alla Bette Davis Eyes), le festose bordate metalliche di Stevnemøte Med Satan e il vago sapore progressivo/psichedelico della nerissima Delirium Tremens, a parere del sottoscritto miglior brano della lista.

Nulla di nuovo sotto il sole ma, come già scritto, una piacevole conferma.

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