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Teho Teardo – Ellipses Dans L’Harmonie – Lumi Nel Buio

2020 - Specula Records
classica / sperimentale / industrial

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Tracklist

1. Cadence féminine
2. Ellipse dans la Mélodie
3. Effet et marque du Bombo
4. Chant primitif
5. Canone chiuso
6. Origine de l'accorda
7. Systehme de Mr. Kirnberger
8. Ellipses dans l'Harmonie


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Con la censura l’arte rischia di cessare la sua necessaria esistenza. Ma se essa viene oscurata è proprio nella tentata asfissia di chi è troppo cieco per vedervi una luce che l’arte trova il modo per lacerare le tenebre. Sembra non esserci modo per fermare la libertà di espressione degli esseri umani, e nel corso dei secoli chiunque abbia tentato di farla muovere a proprio piacimento, in direzioni prestabilite, sulla breve distanza è riuscito nel suo intento, ma la Storia non si ferma al comando degli oppressori. Nemmeno la longa manus della Chiesa Cattolica Romana vi è riuscita (covando in seno più Arte e bellezza di quelle che comandò e distrusse), né i grandi dittatori e neppure i loro epigoni a capo dei media, anche se è stato, ed è, un cammino estremamente difficoltoso. Qualcosa vorrà pur dire.

Ne “L’ Encyclopédie” di Denis Diderot e Jean-Baptiste Le Rond D’Alembert è racchiusa la mappa per superare la morale, per volgere lo sguardo al pensiero libero. Vi sono Memoria, Ragione e Immaginazione. In queste Stelle Polari e nelle partiture in essa contenute ha trovato uno spunto Teho Teardo, in una giornata passata a girare nell’archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli: “Necessitiamo di più luce in questo momento, vorrei potessimo recuperare una parte dello spirito illuminista per affrontare la nostra contemporaneità. Sarebbe un atto politico e sarebbe rivoluzionario.

Teho ha ragione, non è solo un album, questo “Ellipses Dans l’Harmonie – Lumi nel buio” è un atto della ragione. È musica slegata dalle parole, che arriva e tocca mente e cuore, forse più di tanti altri suoi lavori. Come già altrove, ho sentito dell’urgenza comunicativa, veicolata qui attraverso un “campionatore di tre secoli”, note e partiture che arrivano da un mondo che non esiste più verso uno che rischia di estinguersi, forse è un monito, e per tale motivo deve essere il più intenso possibile, una lunga onda capace di commuovere (nel senso di agitare) gli spiriti sopiti. 

Un’intera armata di archi si sparpaglia per tutto l’album, diviene crescendo nell’oscurità, tra gocce come rintocchi di un tempo immoto che sfarfalla sintetico ingigantendosi (Chant primitif), mani che raccolgono pulsazioni wave dai colori tenui (Effet et marque du Bombo), balletti carbonari traslucidi e scomposti come onde che salgono, s’infrangono tra voci confuse nel rumore (Systehme de Mr. Kirnberger) e ancora lacrime e strazianti ambienti asfissianti eppure ariosi e pregni di lirismo ineffabile (Canone chiuso, gli spiazzanti micro-ritmi jazzy di Origine de l’accord, la gentile magniloquenza della title track, un vero e proprio frullare d’ali corvine sulla testa dell’umanità).

Se è l’elettronica a fare mattanza c’è un risvolto industrial che pare una coltellata throbbinggristleiana dritta al petto districata tra grida e mostri interiori (Cadence fèminine) e lotte speculari tra futurismo cybertronico e spettri Settecenteschi (Césures rélatives), ma sono intrusi nel toccante fulgore del resto, lo abbelliscono, perché la rivoluzione spesso è brutalità, ma che sia un monito nell’oggi che non ha retto un passato carico di significati. Significati che forse ancora oggi non abbiamo capito. Forse è venuto il tempo di farlo.

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