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Body Count – Carnivore

2020 - Century Media
rap metal

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Tracklist

1. Carnivore
2. Point The Finger
3. Bum-Rush
4. Ace Of Spades
5. Another Level
6. Colors – 2020
7. No Remorse
8. When I’m Gone
9. Thee Critical Beatdown
10. The Hate Is Real
11. 6 In Tha Morning – 2020 (Bonus Track)


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È un ritorno quanto mai aggressivo e ostile quello dei Body Count, sulle scene da ben tre decenni ma ancora incazzati come bisce. Il settimo lavoro in studio della band capeggiata dal rapper Ice-T e dal chitarrista Ernie C si chiama “Carnivore e, fedele al titolo, azzanna gli ascoltatori al collo come fossero prede da divorare. Si tratta di un ulteriore passo in avanti in termini di qualità per i sette statunitensi, rimasti ormai tra gli ultimissimi superstiti della stagione rap metal anni ’90.

Nonostante lo status di veterani, i Body Count non hanno alcuna intenzione di andare in pensione. La difficile situazione sociopolitica in cui versano gli Stati Uniti fa da propellente alle parole di Ice-T: il flow appartiene a un’altra epoca, ma l’indignazione e la rabbia per le ingiustizie che perseguitano gli afroamericani affondano le proprie radici nel mondo di oggi. La collaborazione con il produttore Will Putney, arrivata alla sua terza fase dopo “Manslaughter” (2014) e “Bloodlust” (2017), si dimostra ancora una volta azzeccatissima: il suono è massiccio, potente e cattivo, sempre in bilico tra il grezzo dell’hardcore e l’ultra-definito del metal più moderno.

L’avvio dell’album è subito all’insegna della minaccia, con una title track che accosta un testo da film horror a un riffone maligno eseguito con la tecnica del palm mute. Point The Finger è un attacco al vetriolo contro la brutalità delle forze dell’ordine; l’ospitata di Riley Gale dei Power Trip trasporta il brano verso lidi thrash, ma la vera curiosità è l’utilizzo di colpi di arma da fuoco come parte della sezione ritmica. In un altro periodo storico, Bum-Rush sarebbe stata una hit. Ha tutti gli elementi necessari per diventare un classico dei Body Count: un tiro pazzesco, dei cori da urlare a squarciagola sotto il palco e un Ice-T ispiratissimo e senza freni, impegnato a sputare veleno contro le ipocrisie del suo paese.

All’apprezzabile omaggio a Lemmy Kilmister e ai suoi Motörhead (la cover di Ace Of Spades) fa seguito la lenta e intimidatoria Another Level, con una bella comparsata di Jamey Jasta (Hatebreed) tanto per far riemergere l’antica vena hardcore. Colors, rifacimento in salsa metal di un vecchissimo singolo solista di Ice-T, narra la difficile realtà delle minoranze confinate nelle periferie delle metropoli e delle guerre tra gang. La tensione si taglia con il coltello nei tre minuti di No Remorse, un altro pezzo schiacciasassi in cui i Body Count mettono nel centro del mirino qualcuno che si trova nella brutta posizione di avergli fatto uno sgarbo. I refuse to say I’m sorry/I refuse to give a fuck about how you feel/AnythingIsaid or did,I meant it/If I offended you,it was intentional: detto in parole povere, non aspettatevi scuse o segni di rimorso da parte di Ice-T e compagnia.

Sono tipi tosti, ma anche loro hanno un cuore pulsante nascosto sotto i giubbotti antiproiettile: ce lo dimostrano in When I’m Gone, una sofferta dedica all’amico Nipsey Hussle (rapper ucciso nel corso di un agguato avvenuto nel marzo dell’anno scorso) resa ancor più triste da un ritornello dai toni decisamente drammatici. La voce femminile è di Amy Lee, riemersa dall’oblio in cui ormai sembrano essere confinati i suoi Evanescence. A quello che è l’episodio più debole dell’album fanno seguito due assoluti macigni di incazzosissimo rap metal old school: a Thee Critical Beatdown e The Hate Is Real spetta il compito di chiudere con stile questo “Carnivore”.

E allora non ci resta che ringraziare gli immarcescibili Body Count, che a marzo ci hanno già regalato il disco più coatto e truculento del 2020.

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