Impatto Sonoro
Menu

Back In Time

“Violator”, un mosaico perfetto da 30 anni nell’Olimpo

Amazon button

Sono tanti gli album di buona fattura che attraversano i lineamenti della storia lasciando un’impronta. Sono pochi, però, quelli destinati a sopravvivere in eterno grazie a pezzi divenuti mattoni cardine della cultura musicale “pop” o alla loro innovazione. Tra di essi, sicuramente, troviamo “Violator”, settimo album dei Depeche Mode rilasciato il 19 Marzo del 1990.

Considerato probabilmente uno dei migliori album mai rilasciati dal terzetto inglese elettronico, al suo interno porta tra i più grandi masterpiece della musica elettronica del tempo e, ancora, contemporanea. Quanti di voi avranno intonato le strofe di Enjoy the Silence, si saranno mossi sotto il groove della inimitabile Personal Jesus o avranno caricato il volume allo stereo con la pachidermica ed oscura Clean.

Chi dice di non conoscerli mente, chi dice di non averli mai ascoltati anche e, forse, in maniera ancora più grave. Album ricco nelle sue sonorità e uno dei primi capostipiti di quel cambio di sonorità, già iniziato con lo sperimentale ma meno fortunato Black Celebration, che i Depeche Mode si porteranno poi dietro fino ai giorni d’oggi (risale al 2017 il loro ultimo lavoro in studio, “Spirit“), con “ViolatorDave Gahan e soci confermano e si affermano su quel taglio musicale elettronico “dark” che andrà poi a formare la carta d’identità del trio di lavoro in lavoro.

Anticipato nell’agosto dell ’89 dalla sopra citata Personal Jesus, “Violator” sarà un album in grado di portare il genere musicale di stampo “Kraftwerkiano” su un livello totalmente nuovo. Non solo elettronica, di fatto, a sorreggere i nove pezzi dell’album.

La compenetrazione tra elementi synth wave, dark e strumenti acustici rasenta la perfezione rendendo tutti i lavori proposti all’ascoltatore perfettamente riproducibili anche in una chiave unicamente acustica rimanendo, allo stesso modo, estremamente godibili.

Il tutto, ovviamente, grazie non solo alle scelte strumentali e alle armonie accattivanti composte da Martin Gore e agli innesti di Andrew Fletcher e dell’allora ancora presente Alan Wilder, ma anche grazie alle linee vocali di Dave Gahan che, in “Violator” ancor più che in altri album, sarà in grado di portare l’utilizzo della sua voce su un livello totalmente nuovo riuscendo a dar vita a linee vocali in grado di “esasperare” il suo tocco caldo e profondo rimanendo, allo stesso tempo, tremendamente orecchiabili, tanto nel caso delle più “movimentate” e groovy Worlds in my Eyes e Policy of Truth, quanto in quello della delicatissima Sweetest Perfection.

Un album lavorato, studiato, audacemente pensato e, sotto certi aspetti, coraggioso. La qualità e la ricercatezza, però, come per ogni progetto musicale che si rispetti in questo caso va a coincidere anche con un ampio tasso di fruibilità. Sarà proprio questo l’elemento che regalerà al mondo della musica pezzi destinati a rimanere imperituri nelle chart dei singoli più ascoltati e apprezzati dal pubblico come, appunto, quella Enjoy The Silence ormai radicata nell’immaginario di ogni ascoltatore di musica medio.

Con “Violator” i Depeche Mode riuscirono a portare il genere su di un altro livello, aprendosi a costruzioni sonore differenti, sperimentando e dando vita ad una personalità destinata a seguirli ed a farne la gloria fino al concludersi della carriera. Un album sensazionale, destinato a rimanere nell’Olimpo dei migliori prodotti musicali fino a quando, nel mondo, vi sarà ancora chi avrà voglia di dedicare anche un solo attimo della propria esistenza alla stupenda contemplazione dell’opera artistica.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati