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Bologna Violenta – Bancarotta Morale

2020 - Overdrive / Dischi Bervisti / True Bypass
sperimentale

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Tracklist

Prologo
1. Estetica morale

Il Truffatore
2. Gli Affari
3. Il Santo
4. La Scuola

La Banda Przyssawka
5. Il Ladro
6. Il Picchiatore
7. Lo Stupratore
8. Il Baro

La Famiglia Subiot
9. La Sposa
10. Lo Sposo
11. La Fidanzata
12. La cognata
13. Lo psichiatra

La Becchina
14. Sophie Unschuldig

Oasi Morale
15. Fuga, Consapevolezza, Redenzione


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La creatura sonora assemblata nell’ormai lontano 2005 da Nicola Manzan conduce una vita a dir poco dissoluta. Nel corso degli anni si è mossa sempre verso territori nuovi e atipici, ha sfondato confini tra generi, fatto fuggire etichette e categorizzazioni e aperto nuove vie nel cosiddetto underground. Oggi, che di acqua sotto i ponti ne è abbondantemente passata, questa bestia indomabile continua imperterrita a dirigersi verso rive inesplorate. Le prime avvisaglie di quest’ennesimo cambio di rotta c’erano state nel 2017 con la pubblicazione di “Cortina”, frenetico e radicale nelle sue dieci brevissime tracce. Nessuna chitarra, elemento distintivo del progetto (divenuto duo nel 2015 con l’ingresso del batterista Alessandro Vagnoni), ma solo violino, pedaliera per organo e batteria. L’intento di quell’uscita era, come dichiarato dai musicisti, quello di “abbattere quelle barriere, sia musicali che mentali, che ci portano ad ascoltare e a scrivere musica che si rifà sempre a standard tradizionali e oramai obsoleti”.

Con “Bancarotta Morale” Bologna Violenta assesta ulteriormente il tiro e sforna un disco che non è soltanto la continuazione dello scorso EP, ma un altro passo in avanti nel proprio percorso musicale, prova che quelle famose barriere sono indubbiamente abbattute. Il grind rabbioso e le schitarrate acide dei precedenti lavori sono messe da parte, seguendo la scia di “Cortina”, e al violino e alla batteria si aggiungono armonium, violoncello e sintetizzatori. 

L’abbandono delle chitarre distorte non è affatto il segno di un addolcimento del sound del duo, ma al contrario è una conferma dell’incredibile solidità e incisività del progetto. Spogliato dagli elementi “brutali” per antonomasia Bologna Violenta colpisce con la stessa foga lasciandoci come sempre inebetiti e storditi. Manzan e Vagnoni hanno le idee chiarissime e questo è ciò che permette loro di continuare ad osare, a cambiare direzione, ma restare sempre incisivi, taglienti e coraggiosi. 

Ciò che ha sempre accompagnato le gesta soniche del progetto, oltre alla rottura degli schemi e a una musica meravigliosamente velenosa, è il racconto dei mali dell’uomo, delle nefandezze celate dentro ognuno di noi, con beffarda ironia o a volte con lucido rigore giornalistico (ricordiamo per esempio il concept “Uno Bianca”, dedicato alla tragica epopea dei fratelli Savi). Senza testi con i quali illustrare e comunicare chiaramente il proprio messaggio Bologna Violenta segue l’antica tradizione della musica a programma, servendosi dei soli suoni per portare avanti la narrazione.

“Bancarotta Morale” non si discosta da queste coordinate portando alla nostra attenzione le “gesta” realmente accadute di una serie di personaggi ai margini, della società come della morale, “storie che vengono da un passato non molto lontano e che possono far rabbrividire, ma che in qualche modo riescono anche a far sorridere”.

I capitoli che dividono il disco ci conducono alla scoperta di diverse storie, scandite dai brevi e fulminei brani che ne fanno da episodi, nelle quali l’umanità mostra il suo volto più marcio, come quella della famiglia Subiot, del truffatore Manuele Bruni o dell’assassina Sophie Unschuldig, detta “la becchina”.

Veniamo avvertiti dall’inizio: “le storie raccontate in questo disco sono vere e se vi sembrano moralmente inaccettabili è perché molti comportamenti degli esseri umani sono inaccettabili”. Non c’è un giudizio, né la volontà di ammonire l’ascoltatore, “la nostra intenzione non era quella di addolcire la verità, ma di riferirla obiettivamente”.

In chiusura di quest’epopea troviamo la mastodontica Fuga, Consapevolezza, Redenzione, una suite di quasi venti minuti di durata che sembra fagocitare tutte le vicende che la precedono, coprendo ogni cosa, bene e male, come un magma pulsante e vivo, congelando per sempre quei fatti e preservandoli in un’ambra densa e viscosa, per mostrarceli nella loro forma più pura.

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