1. Chubby And The Gang Rule
2. Pariah Radio
3. All Along The Uxbridge Road
4. Speed kills
5. Can’t Tell Me Nothing
6. Trouble (You Were Always On My Mind)
7. The Rise And Fall Of The Gang
8. Hold Your Breath
9. Moscow
10. Bruce Grove Bullies
11. Blue Ain’t My Colour
12. Grenfell Forever
Abbiamo il disco della primavera. Non sto scherzando. Durante le ultime tre settimane non è passato giorno senza il quale abbia almeno una volta l’album nuovo, fresco fresco di uscita, dei Chubby And The Gang. Il loro primo disco, peraltro. Static Shock, si sa, è una garanzia, ma con questo “Speed Kills”, l’etichetta londinese supera e doppia qualsivoglia previsione.
I Chubby And The Gang entrano infatti nel suo rooster in maniera prepotente e viscerale, parafrasando l’oi! e lo street punk inglese di vent’anni fa e rendendolo ancora più sfacciato, veloce, diretto e mortale. All Along Huxbridge Road, la canzone sino ad ora più rappresentativa del quartetto britannico, era presente già in un loro 7” dello scorso anno, uscito sempre per Static Shock, che li adotta in via definitiva nel suo rooster assieme a bands sostanzialmente differenti come stile: Idiota Civilizzato, Ajax e Sheer Mag per citarne solo alcune.
I Chubby And The Gang suonano un mix di punk rock tra New Bomb Turks e Rhythm Collision che a mia memoria non ha precedenti in quanto a irruenza. I Wastoids ci avevano provato, più di cinque anni fa, a contrastare la velocità del rock’n’roll con l’ottemperanza corale dell’oi!, e fu già un traguardo epocale. Ma qui, davvero, siamo al cospetto di una svolta generazionale, sotto l’aspetto dell’impatto e della sicurezza.
“Speed Kills” è un album per anestetizzare ansie e timori, è una maratona incentrata sulle scorrettezze, è un crogiolo di beffarde intuizioni, ma soprattutto è un disco completo: ascoltate ad esempio i ritornelli (diversi tra loro) di The Rise And Fall Of The Gang e capirete in pochi istanti la potenza della scrittura della musica suonata dai Chubby And The Gang. Bruce Grove Bullies è quasi folk rock, invece, mentre Blue Ain’t My Colour suona come se arrivasse direttamente da un disco Grave Mistake, facendoli sembrare persino un po’ americani. Non ci risparmiano nemmeno la solita ballata ubriacona, Trouble.
L’ho già detto che sia uno tra i potenziali dischi dell’anno? No, ho detto che sia il disco della primavera, ma dopo averne scritto mi voglio sbilanciare. Ex Violent Reaction, forte accento londinese. Chissà se tifano West Ham.