Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Yves Tumor – Heaven To A Tortured Mind

2020 - Warp Records
experimental pop

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Gospel For A New Century
2. Medicine Burn
3. Identity Trade
4. Kerosene!
5. Hasdallen Lights
6. Romanticist
7. Dream Palette
8. Super Stars
9. Folie Imposée
10. Strawberry Privilege
11. Asteroid Blues
12. A Greater Love


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Chi ha visto Yves Tumor in concerto sa bene quanto imprevedibile sia la mente dell’artista nativo di Miami. Tra noise, synth cacofonici, vocals ripetitivi e malati, vestitini glam e sudore, Sean Bowie (vero nome del musicista) è quel tipo di artista da cui ti aspetti una sorpresa dopo l’altra. E l’aspettativa è sicuramente rispettata dalla sua nuova fatica discografica: “Heaven To A Tortured Mind”, secondo disco pubblicato con Warp Records, che vede come co-produttore, insieme allo stesso Yves, Justin Raisen (Charli XCX, Ariel Pink, JOJI e altri).

Si può dire senza troppi giri di parole che questo sia l’album in assoluto più “pop” della carriera dell’artista, che sembra avere trovato finalmente una quadra per mettere assieme tutte le sue influenze ed esprimersi al meglio. Diversamente dal precedente “Safe In The Hands of Love”, nei suoi trentasei minuti di durata “Heaven To A Tortured Mind” si àncora a sonorità più omogenee, con strutture più regolari e meno “atmosferico”, un’evoluzione che appare molto naturale e spontanea, verrebbe da dire più matura.

Il leitmotiv sonoro è un soul psichedelico, come se Prince non fosse morto e si fosse messo a jammare con Arca. La dinamicità del disco sta anche nel ritmo che le diverse tracce scandiscono, le numerose influenze si fanno evidenti in brani come l’opening Gospel For A New Century, primo singolo di mansoniana memoria (I Don’t Like The Drugs But The Drugs Like Me vi dice niente?) o in Kerosene!, dove il solo di chitarra quasi pinkfloydiano esplode in tutta la sua nostalgia, o ancora in Hasdallen Lights canzone che sarebbe potuta essere scritta da un Marvin Gaye versione 2020 sotto (molti) acidi.

L’album procede spedito e la relativa brevità delle dodici canzoni che lo compongono (tutte al di sotto dei tre minuti e mezzo, a parte Kerosene! e Medicine Burn) lo rende un prodotto di non difficile ascolto, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare. Man mano che ci si avvicina verso la fine dell’album, Yves Tumor ci ricorda da dove viene e Folie Imposée ci regala sonorità sperimentali alla Throbbing Gristle (dichiaratamente sua principale influenza) che circondano l’effettatissima voce e rimandano musicalmente al precedente album, attraverso synthoni evocativi, pad eterei ed effettistica glitch.

Nel finale però, il buon Sean ci rimette coi piedi per terra, come per dire: “Hey, pensavate che i primi otto brani fossero solo un esperimento e che finissi l’album con un delirio di noise e droni? No belli, questo è il nuovo Yves Tumor, in your face.”

Insomma, amori tossici, estetica psichedelica da fine ’70 e romanticismo al neon, difficile non goderselo.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni