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Peter Bjorn And John – Endless Dream

2020 - Ingrid
indie / rock

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Tracklist

1. Music
2. Reason To Be Reasonable
3. Drama King
4. Rusty Nail
5. Endless Reruns
6. Idiosyncrasy
7. Out Of Nowhere
8. Simple Song Of Sin
9. A Week-End
10. On the Brikn


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Felicità e ottimismo, queste le sensazioni che suscita l’ascolto di “Endless Dream”, nono album in studio della band Peter Bjorn and John, lavoro pubblicato a due anni di distanza da ‘Darker Days’ e che si discosta dalle atmosfere cupe di quest’ultimo. Anche questa volta la band ha deciso di collaborare insieme in studio di registrazione, ogni componente ha lavorato per integrarsi perfettamente con gli altri elementi, il sound quindi risulta ben strutturato e originale, facendoci godere un indie-rock ancora di alto livello; il che non è scontato parlando di una band formatasi venti anni fa.

Il sogno senza fine dei PBJ inizia con Music, come ci suggerisce il titolo è uno spensierato e travolgente inno alla musica, ottimo brano d’apertura che ci permette di entrare nel mood dell’album. Si passa poi a Reason to be Reasonable, sicura hit radiofonica con un ritornello evergreen impossibile da dimenticare; il brano è  prodotto da Peter Morèn quindi studiato per mettere in risalto le sue doti vocali. Un interessante linea di basso la ritroviamo in Drama King, brano di John Eriksson che si conferma essere il  vero sperimentatore del gruppo, il brano ci porta in atmosfere oscure illuminate da brevi assoli di chitarra acustica, nell’insieme molto seducente. Torniamo a sonorità più rock con Rusty Nail estratto come primo singolo.

‘But it’s likely hope’s the last night that we lose’ recita il testo di Endless Reruns brano che ricorda il sound dei The Cure nel periodo pop. Si arriva poi a un vero gioiellino dell’album firmato ancora da Eriksson, parliamo di Idiosyncrasy, un pezzo di 2 minuti e 50 secondi ispirato da atmosfere jazz in cui basso, voce e percussioni si fondono per creare un sound molto particolare.

Arriviamo ora alle note dolenti dell’album: Out of Nowhere e Simple Song for Sin; brani piacevoli ma abbastanza scontati e non all’altezza del resto dell’album. L’originalità riprende con A Week-End, la quale evolve con un crescendo di intensità e strumenti, portata all’apice da un travolgente tamburello finale. Il lavoro si apre con un inno alla musica e si chiude con un inno alla speranza ‘In the time we fear the most / we get judged beyond dimension / for our silly little fals’ recita il testo di On the Brick, brano insolito, dalla forte vena beatlesiana il tutto accompagnato da un piacevole mandolino.

Impossibile non parlare  della copertina disegnata da Graham Samuels, veramente originale (come d’altronde tutte le copertine dei PBJ), rappresenta un paesaggio montuoso al tramonto saturo di colori che riesce a trasmetterci anche visivamente l’ottimismo che possiamo poi ascoltare nell’album. Mentre sul retro è raffigurato una specie di gioco dell’oca che porta i tre musicisti, traccia dopo traccia, sulla cima della montagna.

Anche se gli anni di “Writer’s Block” son ben lontani, l’album è comunque un buon successore di quest’ultimo e il messaggio di felicità e speranza espresso nei testi e nella musica è perfetto per permetterci di evadere per quaranta minuti da questo buio periodo storico o come lo ha definito la band in un’intervista:

Questo album è per le persone che cercano di trovare i colori in questo mondo oscuro

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