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U.S. Girls – Heavy Light

2020 - 4AD
alt-pop

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Tracklist

1. 4 American Dollars
2. Overtime
3. IOU
4. Advice To Teenage Self
5. State House (It’s A Man’s World)
6. Born To Lose
7. And Yet It Moves / Y Se Mueve
8. The Most Hurtful Thing
9. Denise, Don’t Wait
10. Woodstock ‘99
11. The Color Of Your Childhood Bedroom
12. The Quiver To The Bomb
13. Red Ford Radio


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Idolatrata dalla critica ma non ancora troppo nota al di fuori del circuito indie/alternative/underground/quello-che-vi-pare, Meghan Remy prova a lanciarsi alla conquista del grande pubblico con il nuovo “Heavy Light”, settimo album registrato celandosi dietro il moniker U.S. Girls. La giovane artista statunitense, nata in Illinois ma residente da una decina d’anni in Canada, riparte dai buoni spunti già presenti nell’incensatissimo “In A Poem Unlimited” per spingersi ancora più in là lungo il percorso che l’ha progressivamente portata ad abbandonare le sonorità lo-fi/noise degli esordi.

La vena melodica, in passato tenuta nascosta sotto coltri di rumore a bassissima fedeltà, prende definitivamente il sopravvento in queste tredici tracce registrate in presa diretta a Montreal. La possibilità di avere al suo fianco una nutrita squadra di musicisti – all’appello rispondono anche delle coriste, che ricoprono un ruolo importante in buona parte dei brani – ha dato a Remy l’occasione per impreziosire il suo sound con arrangiamenti molto eleganti e curati, in linea con la migliore tradizione pop degli anni ’60.

Ed è proprio questa la grande novità messa sul piatto dalla cantante nell’ultra-vintage “Heavy Light”. “In A Poem Unlimited” era essenzialmente un omaggio alla new wave più psichedelica e disco-oriented; questo album, quasi volesse portarci ancora più indietro nel tempo, lo potremmo invece considerare frutto di un massiccio ascolto di classici della Motown e singoli prodotti da Phil Spector.

Se l’obiettivo di Meghan Remy era quello di inserirsi nella scia dei grandi cantautori americani contemporanei, non si può certo dire che abbia mancato il segno. La qualità delle composizioni è alta, a tratti persino altissima: pulsazioni funk, dolcezze pop e una quantità incredibile di sensualità rappresentano il leitmotiv di “Heavy Light”, le cui pagine migliori si intitolano 4 American Dollars, Overtime e The Quiver To The Bomb. Fiumi di classe per rigagnoli di originalità.

Il lavoro, infatti, è talmente legato al passato da rasentare in più di qualche passaggio la mera nostalgia. Se la piano ballad Woodstock ’99 e la latina And Yet It Moves/Y Se Mueve si salvano perché troppo ben confezionate per poter essere criticate, canzoni quali IOU e State House (It’s A Man’s World) indugiano in maniera eccessiva sui modelli di riferimento: la prima recupera certi toni soul/glam alla Five Years di bowieana memoria, mentre la seconda ripercorre senza guizzi la lezione del doo wop aggiungendoci giusto una spruzzatina di gospel.

Manca ancora qualcosa per fare il grande salto, ma la strada imboccata è quella giusta. Non sarebbero male un pizzico di personalità in più e, perché no, una ripassata alle vecchie sperimentazioni.

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