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Pensavo fosse amore invece era una cover: una playlist di cover che spaccano più dei pezzi originali

Cover. Nell’hip hop non si fanno. Nel jazz, beh, si parla di standard, dire cover sarebbe una bestemmia (così come nel country, nel blues e via discorrendo). Nel rock e nei suoi derivati? La norma.

È una faccenda intergenerazionale (ok, è una cosa più da boomer, si direbbe ora) tant’è che ognuno di noi si sarà imbattuto in una cover ignorandone l’originale, oppure conoscendola e dicendo: cazzo se è meglio questa cover! È altresì possibile che ci vi siate messi a bestemmiare sentendo come questo artista o quel gruppo abbiano fatto a pezzi uno dei vostri brani preferiti. Ad esempio sarebbe troppo semplice parlare di quanto sia stata maltrattata Enjoy The Silence dei Depeche Mode (chi ha detto Lacuna Coil e Mike Shinoda?).

Tutto modo è sempre stato estremamente semplice inciampare nella riproposizione di un classico, almeno fino a qualche anno fa. Oggi è più difficile, diciamo che se le trovate saranno i “vecchi” a farle, più spesso e anche meglio. Sarà che, ok la retromania, ma si guarda al passato per una semplice posa o timore del futuro – e visto come si son messe le cose tendiamo a non giudicarvi molto, per ora – senza contrapporvi un pensiero critico, sia esso positivo o negativo, nei confronti di quanto fatto in precedenza da altri. Insomma, discorsi da boomer. Adesso vi lasciamo al risultato a) della nostra memoria e b) di una ricerca di cover che, a nostro avviso, sono più fighe delle originali, o quantomeno tanto assurde da farle diventare strepitose.

Se non siete d’accordo potrete chiamare la polizia dicendo che per farlo siamo usciti senza autocertificazione per trovare i suddetti brani in qualche posto in cui non avremmo potuto recarci. Vedete voi. 

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