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New Primals – Horse Girl Energy

2020 - Learning Curve Records
noise rock / dance punk

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Tracklist

1. Blood & water
2. A beast with two backs
3. Wax poets
4. Coma fiend
5. Wraith
6. Horse girl energy
7. Modern lover
8. Soft bullet
9. Break/fall/rot
10. Tightrope


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La scena underground di Minneapolis ha vissuto un periodo di grande fermento a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Il punk era in voga da un po’ negli States, e già da qualche tempo iniziavano come di consueto a nascere vari sottogeneri. Uno di questi era l’hardcore punk, i cui primi vagiti partirono da alcune band provenienti dal sud est del Minnesota, su tutti gli Husker Du e i Replacements.

Da Minneapolis arrivano i giovani New Primals, che dopo l’EP “Wraith” (2017) sono stati ingaggiati dalla Learning curve records per registrare il loro primo full lenght: a fine marzo è così uscito “Horse Girl Energy”. Come da tradizione punk, la forma assunta dalla band è di power trio con qualche accorgimento: Sam Frederick (voce e chitarra), Eric Nording (basso) e Lars Oslund (batteria) sono talvolta accompagnati in qualità di seconda voce da Ali Terveen. Il deus ex machina in cabina di regia è Todd Rittman, oggi producer ma un tempo chitarrista degli US Maple.

A detta di Frederick, l’idea di base del disco ruota intorno alla tradizione punk insita nella terra natìa, unita all’intenzione di mischiarla con un po’ di cose ascoltate qui e là. Ci sono gli “zii” Husker, certo, ma anche i primi Sonic Youth, i Big Black di Steve Albini, i Cows e i Jesus Lizard, questi ultimi due punte di diamante della leggendaria Amphetamine Reptile Records. Non mancano riferimenti dance – di appartenenza rigorosamente punk – come gli Arab on radar e gli Ex Models.

L’inizio di “Horse girl energy” è letteralmente progressivo. Si parte con Blood & water, doom e al tempo stesso sperimentale, il mid tempo di A beast with two backs alza il numero delle battute, mentre Wax poet ingrana la quarta e innesta il turbo: in un ipotetico live, da questo momento parte il pogo più selvaggio.

Poi c’è un trittico nostalgico, nel senso che come nel precedente EP i pezzi durano meno di due minuti. E’ come salire su un ottovolante, che prima decolla fino ai limiti del delirio (Coma fiend), poi si lancia in una folle picchiata (Wraith) e infine frena incredibilmente nella title track. Quest’ultima rappresenta un interludio strumentale che fa da immaginario spartiacque.

Altro giro, altra corsa. Modern lover è un tentativo – un po’ azzardato e malriuscito – di associare ritmiche punk a momenti slo core. La divertente Soft bullet, che vi abbiamo presentato in anteprima, è un tripudio di ritmo rigurgitato dalle viscere dei settantasettini Ramones. Il pezzo più riuscito dell’album è forse Break/fall/rot: i riff sono taglienti il giusto, si vive su repentini cambi di tempo, gli acuti di Fredericks sono graffi improvvisi. Il tutto è mescolato con convincente bilanciamento.

Sempre sullo stile primordial-punk si muove la conclusiva Tightrope, contraddistinta da qualche colpo di coda e un finale – abbastanza improbabile – segnato da chitarre acustiche e qualcosa che somiglia a un mandolino.

I dieci brani, secondo Frederick, possono essere divisi in due categorie. Il primo gruppo contiene canzoni di tipo intimo, che cioè spaziano intorno ai suoi problemi personali. In passato Sam ha avuto a che fare con diversi tipi di dipendenza, che lo hanno portato in stati di profonda depressione durante i quali ha maturato frequenti pensieri suicidi. Da questo punto di vista, lui osserva un mondo che sembra non accettarlo per quello che è.

Poi ci sono testi che parlano dei giovani del ventunesimo secolo, immersi nell’odierna iper-informazione – che secondo Frederick è spesso manipolata dall’alto – nell’ipocrisia dei social network e nella smania di dover per forza condividere qualsiasi aspetto della loro vita.

Dovendo scegliere un titolo per l’album, il buon Sam ha cercato di immaginare qualcosa di selvaggio e imprevedibile, una sorta di spirito guida in grado di conferire energia. Non c’è nulla che incarna quello spirito più di un cavallo portato sul palco dalla band durante un live, con il pubblico in delirio. Una delle curiosità che più assorbe la mente del frontman dei New Primals è scoprire come può reagire il povero animale a una tale sollecitazione.

Paradossalmente, i pregi e i difetti di “Horse girl energy” risiedono entrambi nell’energia. La band ha una vitalità e una voglia di far conoscere la propria musica evidenti, che schizzano via ad ogni accordo. Di base ci sono anche buone idee, ben sviluppate dalle sapienti mani di Rittman.

Tuttavia, in alcuni tratti del disco l’energia esplode senza controllo, facendo perdere ad alcuni brani – pur validi – quella credibilità che avrebbero avuto se solo la band avesse calibrato con maggiore attenzione le forze. La voglia di sperimentazione è tanta, anche questo traspare in modo netto, ma il desiderio di proporre qualcosa di nuovo e mai sentito rende singoli spezzoni slegati rispetto al contesto di riferimento.

In attesa di riascoltarli in futuro più maturi e convinti dei loro mezzi, senza istigare ad alcun tipo di maltrattamento sugli animali, diciamo che un po’ di curiosità di vedere un cavallo sul palco durante un live dei New Primals è venuta anche a noi.

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