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Azusa – Loop Of Yesterdays

2020 - Indie Recordings / Solid State Records
metalcore / thrash metal

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Tracklist

1. Memories Of An Old Emotion
2. One Too Many Times 
3. Detach
4. Seven Demons Mary 
5. Support Becomes Resistance
6. Monument
7. Loop Of Yesterdays
8. Rapture Boy
9. Skull Chamber
10. Kill / Destroy
11. Golden Words
12. Ritual Aching


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Quando hai un gruppo preferito, è normale curiosare tra i vari side projects dei componenti. Per quanto mi riguarda, parlo dei Dillinger Escape Plan i cui membri sono da sempre stati impegnati in progetti paralleli, anche prima dello scioglimento (ahimè) della band. Greg Puciato con il bel progetto synthwave The Black Queen, Ben Weinman entrato a tutti gli effetti nella formazione dei Suicidal Tendencies, il batterista Billy Rymer in tour con gli Ho99o9 e, infine Liam Wilson, baffuto bassista e il suo progetto Azusa, ora giunto al secondo album in tre anni. 

Azusa è quello che si definirebbe un supergruppo che conta tra le sue fila Christer Espevoll e David Husvik degli Extol (formazione norvegese conosciuta per l’eclettismo e per le capacità di variare molto il proprio sound) e Eleni Zafiriadou, di origine greca e, precedentemente, cantante del duo folk rock Sea+Air, oltre allo stesso Wilson.

Uscito per Solid State Records in Nord America e Indie Records nel resto del mondo, “Loop Of Yesterdays” è un concentrato di potenza che esplode già dalla opener Memories Of An Old Emotion in tutta la sua velocità e cattiveria. Le capacità della band sono già molto chiare dopo tre minuti di ascolto: ritmi forsennati  fanno da tappeto alla potente voce della cantante, capace di passare nello stesso brano da angelici cori melodici a un false chord scream di notevole fattura. Thrash metal, metalcore, intermezzi jazzati e melodie in maggiore sono le basi di questo album che raramente si ferma a respirare o a far respirare l’ascoltatore. Echi dello stile Dillinger Escape Plan si sentono in più di una occasione, soprattutto nel cantato e fanno scendere una lacrimuccia ai nostalgici che non dormono la notte per essersi persi l’ultimo concerto dei capi del math-core.

Tutto bello. Ma c’è un problema: questo “Loop Of Yesterdays” è un album senza picchi. Nei trentasei minuti che lo compongono, non arriva mai il momento in cui salti dalla sedia. Lo aspetti perché, dalle premesse e dai curricula dei quattro Azusa, sai che ne sarebbero capacissimi. Ma non arriva. 

Tutti i dodici brani sono ottimamente suonati, ben prodotti e ben distribuiti nella narrazione totale, ma nessuno di essi  ti colpisce in faccia come dovrebbe. Pur potentissime, le urla di Eleni Zafiriadou sono sempre uguali: stessa intensità, stessa chiave e stessa identica distorsione. Esattamente l’incubo che ho ogni volta che sto per ascoltare un disco metalcore che aspetto da tanto. Proprio per questo, spesso e volentieri sembra che musica e voce non siano fatti per stare assieme e che i tre uomini vadano per conto loro mentre la cantante greca si esercita nello screaming. Ciò che emerge è una grande incompiutezza.

Loop Of Yesterdays” è un album che trasuda ottime idee compositive, ma il gruppo pare non considerare l’opzione di svilupparle a dovere, lasciando l’ascoltatore con l’amaro in bocca per quello che sarebbe potuto veramente essere un turning point per il suono del metal moderno. 

Nonostante questa caramella al gusto di “non so”, gli Azusa fanno ben sperare quelli che, nei prossimi anni, si aspettano di sentire cose veramente fresche nel panorama estremo, compreso chi scrive. Ma, fino ad allora, torno ad ascoltare “Ire Works”. 

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