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I Fasti – Tutorial

2020 - I Dischi del Minollo / Scatti Vorticosi / Party Tonite
noise / rock

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A cinque anni distanza dall’ultimo disco “Palestre” ecco “Tutorial“, nuovo lavoro della band torinese I Fasti. L’album è una sciabolata dritta in faccia, un assalto noise vecchia maniera miscelato con elementi di elettronica che danno a tutto il lavoro un sound attuale, creatura dei ghignanti monologhi del frontman. Un mash up stilistico pienamente post-modernista: il basso, gelido e distorto, è tagliente come una lama, il tono di tutto l’album ti lascia sempre “sul chi va là”, in una perenne tensione mantenuta dai pad che si susseguono in un tutto il disco.

Le strofe sono spesso recitate e i ritornelli cantati nello stile ampiamente collaudato di quel noise italiano che ha visto tra i principali esponenti Il Teatro Degli Orrori. Si presenta subito come un album particolarmente rumoroso, roboante, sporco, ben suonato e costruito attorno alla voce del carismatico leader, estrapolando buoni testi con uno stile che esplora bene l’introspezione e la società attraverso toni sarcastici, beffardi e pessimistici.

Tutorial” si apre con L’umanità migliore, in cui si coglie un misto di ironia e critica nei confronti di un certo tipo società “sprecona”, si fa riferimento ad “un’umanità migliore… che poi ritornerà”. Una sorta di riferimento ad un qualcosa di positivo che cambi quello che stiamo vivendo?

In Ionoi i suoni si fanno più distesi, soft, strizzano l’occhio a quel tipo di sound un po’ lounge, un po’ sospeso, che corre molto sulle piattaforme. Anche qui appare evidente una critica (a mio parere giustificatissima) alla società attuale. Racconta di un “noi” da non pronunciare, di un amore in riva al mare, di un egocentrismo esasperato, dal dover dare sempre uno spettacolo. Oserei dire apparire anziché essere.

Con L’amore si ritorna ad un sound e a un andamento aggressivo in apertura per poi affacciarsi ad un ritornello quasi “dance”. L’amore inteso come argomento comune del Bel Paese. Come un ripetersi di un loop di relazioni che si intrecciano all’infinito: “Si parla d’amore e ci si nutre d’odio”.

Ci hanno convinti ad aver paura, tutti chiusi in casa”: così recita il quinto brano Bomba. Sarà stato profetico? Quello che sta avvenendo in questi giorni in giro per il mondo senza dubbio fa riflettere. Il problema è reale, serio e va affrontato con la massima serietà, rispettando le regole…Buoni anni strizza decisamente l’occhio all’elettronica, devo dire un bel break point all’interno dell’album, destrutturato il mood del disco, una ventata di bassi e suoni avveniristici.

Continuando a pompare con TPunto4, gran pezzo, si chiude con Meritiamo: ottimo sound , a tratti dubstep. Odio della frenesia odierna, ci fa riflettere su come siamo diventati consumatori, dediti a vivere leggendo un libretto di istruzioni, dimenticando e rinunciando a sognare cose meravigliose.

Si canta lo smarrimento di questi anni, la difficoltà del vivere, la sensazione che tutto sia perduto, la società consumista, la rabbia di fronte allo sfacelo. È un disco ironico, realista, cupo, introspettivo. Il tono è apocalittico, spezzato da salti sonori, il furore mitigato dal sarcasmo.

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