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Mick Harvey – Waves Of ANZAC/The Journey

2020 - Mute
sperimentale

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Tracklist

1. After The Bomb
2. Turkish Theme
3. Waves Of Anzac
4. Archives
5. First Anniversary
6. The Lovells
7. The Somme
8. Poppies
9. In The Archives
10. The Cemetery
11. Modern War
12. Vietnam
13. Crete
14. Back At Kiatora
15. Waves Of Anzac (Reprise)
16. The Arch
17. Return To Anzac Cove
18. 100 Years On
19. The Build-up
20. The Aftermath
21. The Ladies Room
22. The Journey: Part 1 - Conflict
23. The Journey: Part 2 - All At Sea
24. The Journey: Part 3 - Capture (Not Real Refugees)
25. The Journey: Part 4 – Hope


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Mick Harvey (ex-The Birthday Party, Crime And The City Solution e The Bad Seeds, nonché costante collaboratore di PJ Harvey) è tornato con il nuovo (e bellissimo) album “Waves of ANZAC/The Journey”. Si colloca, concettualmente, sulla stessa linea del precedente lavoro “The Fall and Rise of Edgar Bourchier And the Horrors of War”, una sorta di concept album ideato per raccogliere le testimonianze immaginarie del poeta di trincea Edgar Bourchier, il quale raccontava le efferatezze della Prima Guerra Mondiale.

La struttura dell’album è suddivisa in due sezioni. Nella prima, “Waves of ANZAC”, il tema della Grande Guerra è ancora vivo, sentito. Occorre quindi fare una doverosa e breve premessa, senza la quale il lavoro di Harvey mancherebbe delle coordinate storiche e culturali. La Prima Guerra Mondiale è il conflitto in cui hanno perso la vita il maggior numero di australiani; nella sconfitta di Gallipoli il corpo di spedizione dell’Australian and New Zealand Army Corps (ANZAC) venne battuto dall’Impero Ottomano a nord dello stretto dei Dardanelli, dopo otto mesi di atroci combattimenti. La battaglia fu la prima grande azione militare dell’Australia. Questo è il tema del documentario, musicato da Harvey, in cui l’attore neozelandese Sam Neill racconta la sua storia personale e familiare collegata a quel preciso momento storico.

Waves of ANZAC” è un’istantanea della guerra, non sulla guerra. È come essere presenti al momento che Harvey intende raccontare. Nel pezzo di apertura dell’album, After The Bomb, ad esempio, gli archi tracciano i segni della desolazione che segue la deflagrazione. Siamo lì, osservatori inermi delle brutture umane. Turkish Theme è un brano che non è più legato ad un periodo lontano da noi, ma diventa un concetto contemporaneo ponendosi come un doloroso continuum storico, senza tempo e senza geografia. 

La seconda sezione dell’album, “The Journey”, è una composizione in quattro parti, registrata con The Letter String Quartet, a sostegno dei richiedenti asilo che si sono trovati nel programma di detenzione offshore dell’Australia. Il pezzo è stato composto come studio delle sofferenze subite dai detenuti a Nauru, Manus Island e Christmas Island prima e durante il loro internamento. È esattamente la storia di un viaggio di un profugo. Delle quattro sezioni, è particolarmente emozionante All At Sea. In soli 2’21” Harvey ha descritto con infinita sensibilità e ricchezza di dettagli quanto accade in una traversata marittima su un gommone. Il lavoro di Harvey va ben oltre un progetto musicale. È una ricerca storica, culturale, antropologica, ma soprattutto umana. 

 “Waves of ANZAC/The Journey” non è solo suggerire immagini sonore atemporali della guerra, della fuga, delle torture subite nei campi profughi. È segnare la pelle di chi ascolta, sente, è scavarla a fondo e ferirla. È difficile restare indifferenti, non commuoversi. 

La guerra è guerra. Sempre.

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