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Nadia Reid – Out Of My Province

2020 - Spacebomb
folk / songwriting

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Tracklist

1. All of my love
2. High and lonely
3. Oh Canada
4. Heart to ride
5. Other side of the wheel
6. Best thing
7. I don’t wanna take anything from you
8. The future
9. Who is protecting me
10. Get the devil out


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E’ tornata Nadia Reid, ed è tornata alla grande. La songwriter neozelandese classe 1991 è arrivata ormai al terzo album, tre tasselli che messi uno sopra l’altro rappresentano già un’opera di dimensioni enormi. Dopo l’ottimo – ma ancora timido – “Listen to formation, look for the signs” (2015) e il deciso salto di qualità avvenuto l’anno dopo con “Preservation”, è giunto il momento per Nadia di sfoderare un nuovo, deciso colpo in grado di proiettarla nell’Olimpo dei grandi.

Prima di essere il titolo del disco, “Out Of My Province” è un annuncio. Nadia parte, va in tour, fa conoscere in giro per il mondo la sua musica ma, più di tutto, lontano da casa compie un viaggio dentro se stessa, alla ricerca delle sue origini, al fine di capire il presente e scrivere nel migliore dei modi il suo futuro.

E’ questo il concept dell’album, che è paragonabile a una raccolta di racconti, dieci storie narrate attraverso la metafora del viaggio. Un girovagare che poi è reale, perché i testi e le musiche sono nati quando Nadia era in tour nelle calde regioni del sud degli Stati Uniti. La voglia di ascoltare storie e di farle rivivere nelle sue canzoni l’ha portata a parlare e a leggere tantissimo durante il periodo di concepimento del disco.

Ogni storia ha pochi protagonisti, talvolta è vissuta in soggettiva mentre intorno ruota un piccolo mondo. Tutto è caratterizzato da un vissuto semplice, ma che al tempo stesso pone profonde questioni sui temi – così fondamentali e ancestrali – della vita e dell’amore. 

In All of my love lo standard è già altissimo. Lui e lei sono sulla strada che riporta a casa, così lei lo guarda e immagina gli occhi di suo padre, nel momento esatto in cui ha deciso di mettere su famiglia: in un certo senso è lì che è iniziato l’amore odierno. Di tutt’altra pasta sono i pensieri che prendono vita in High and lonely, che racconta della perdita di un congiunto. Il dolore, ovviamente, sarebbe forte, e Nadia si chiede fino a che punto: se morissi domani, avresti il coraggio di stringermi?

La ritmata Oh Canada racconta il desiderio di vedere paesaggi nuovi, al quale fa da contraltare l’inquietudine – una volta raggiunto quel posto – di non sapere cosa cercare per considerare quell’esperienza degna di essere vissuta. Questo concetto in qualche modo torna in Heart to ride, in cui lo scorrere della strada fa il paio con l’età: l’essere umano è desideroso di viaggiare, nel frattempo cresce, ma ad un certo punto – desiderio e inquietudine – si rende conto che lo scorrere della strada e l’incedere dei suoi anni vanno avanti qualunque cosa accada. Il viaggio non finisce mai, così come l’uomo non smette mai di crescere.

L’amore viene e va, fa parte della vita. E’ così che quando un legame si interrompe (Other side of the wheel), l’ormai solita contrapposizione vede da un lato la solitudine di chi non è più amato, dall’altro la libertà di vivere la propria esistenza. L’unica risposta è ancora il viaggio (Best thing), per ritrovarsi e mettere ordine nella propria vita, scoprendo forse che quella persona è la cosa migliore che potesse capitare. Nel frattempo però (I don’t wanna take anything from you), non fa male prendersi un periodo di riflessione, magari per guardare il mondo circostante con occhi diversi.

Arriva quindi il momento in cui è necessario pensare alla propria vita da adulti: in Future Nadia pensa anche agli altri amori della sua vita, vale a dire sua madre, che sta invecchiando, e sua sorella, con la quale crede di non riuscire a parlare mai abbastanza. Il tutto fino a che (Who is protecting me) finisce la libertà, cioè il momento in cui lei conosce la persona con la quale smettere di viaggiare e tornare finalmente a casa.

Alla fine di questo lungo pellegrinare (Get the devil out), varcare l’uscio di casa significa aver fatto pace con il proprio burrascoso passato. La casa è notoriamente un luogo chiuso, mentre la strada è quanto di più arioso si possa immaginare. In questo caso, tornare a casa con l’animo tranquillo di chi ha sconfitto i propri fantasmi significa respirare di nuovo.

La potenza compositiva di “Out Of My Province” risiede nel fatto che i più comuni interrogativi sulla vita di tutti i giorni sono posti in modo sorprendente, oppure guardano le cose da un punto di vista completamente inedito. Il genere musicale, lo stile e il modo di cantare possono piacere o meno, è questione di gusti, ma non si può restare indifferenti davanti alle sue riflessioni.

Una cosa è certa: non è più tempo di paragoni. Dal suo esordio sono passati ormai cinque anni, e da allora si sono sprecati gli accostamenti – facili, a ben vedere – con Joni Mitchell, Cat Power, finanche Bill Fay. Con la sua crescita Nadia ha dimostrato di aver imparato la lezione dei suoi maestri, di aver interiorizzato tutti i concetti utili a proporre un songwriting a tinte folk di ottimo livello. Tuttavia, al momento di aprire il suo bagaglio e mettere in pratica gli insegnamenti è venuto fuori qualcosa di completamente nuovo.

In questo senso, “Out Of My Province” può essere già da ora considerato un piccolo capolavoro.

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