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Caribou – Suddenly

2020 - City Slang
elettronica

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Tracklist

1. Sister
2. You And I
3. Sunny's Time
4. New Jade
5. Home
6. Lime
7. Never Come Back
8. Filtered Grand Piano
9. Like I Loved You
10. Magpie
11. Ravi
12. Cloud Song


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Lo confesso; non ero molto ottimista per quest’ultimo disco di Caribou. Dopo averlo visto a giugno scorso in un live-set sotto lo pseudonimo di Daphni, rimasi abbastanza deluso. Non tanto per i pezzi ma per il mix proposto alquanto scadente. Insomma da Dan Snaith (all’anagrafe) ci si aspettava di più. Oltre agli esordi con il progetto Manitoba (dalle irresistibili tracce indietronica come Brandon, People Eating Fruit, Hendrix With Ko) o dai successivi portabandiera come Odessa, Lalibela o ai quasi perversi ma piacevolmente masochistici (all’ascoltatore) tentativi come Sun o Jamelia, il percorso dell’artista è stato lineare, costruttivo e sempre più maturo in un’ottica di compiutezza.

Purtroppo i miei presentimenti si sono avverati e dico purtroppo perché l’artista canadese fino al disco scorso “Our Love” era stato capace di innovarsi, di giocare su terreni inesplorati e accompagnare dolcemente all’ascolto ogni pezzo come in “Silver”. Inoltre, voleva che quest’album evocasse la sensazione dell’acqua (la cui copertina difatti ritrae l’effetto di una goccia in una piscina), come se tali sensazioni potessero essere trasmesse allo stesso modo nell’acustica del suono. Al contrario, l’introspezione derivante dall’ascolto del disco non è al pari di quella che si otterrebbe da una rigenerante immersione sott’acqua. Il disco scivola addosso ma lo fa evasivamente senza lasciare un segno, come eravamo abituati a sentire in passato.

Il costante andirivieni del disco, tra momenti che funzionano e momenti che non lo fanno, è al meglio esemplificato dalla voce. Questa è cruda ed esposta in un modo che non avevamo mai sentito prima. I testi invece, incentrati sull’amore e sulla perdita, sono profondamente personali. Alcuni potrebbero trovare poco piacevole il suo tono quasi serioso anche se gli va riconosciuto un effetto analgesico, sincero e spesso, la cosa migliore del disco, come nella delicata Magpie. Più difficili da apprezzare sono i campionamenti vocali, come ad esempio gli acuti striduli su You And I o i frammenti su Ravi e New Jade messi qua e là senza una vera logica. Questa tecnica è datata e non più così originale che oramai si scontra con la realtà ove l’effetto desiderato di provocare con sonorità improvvise lascia solo un sorriso sulle labbra, come quando si vede un bambino che a stenti riesce a mantenere l’equilibrio sulla bici scevra di rotelle.

Ci sono, ovviamente, eccezioni. Never Come Back, il pezzo forse più autentico dell’album, è l’apice del disco. È un brano accattivante e coerente, unica sola idea, portata fino in fondo. Lo stesso vale per Sister, sebbene musicalmente in netto contrasto, segue lo stesso principio di semplicità e linearità. Questo è ciò che ha reso le migliori tracce di Caribou, come Sun o Odessa così potenti.

“Suddenly” è più stilisticamente vario di “Our Love” o “Swim”, ma la varietà non è sempre sinonimo di completezza. Si ha l’impressione che Snaith abbia voluto in fretta e furia confezionare questo disco – magari per motivi discografici – senza però fare ordine fra le (troppe) idee pensate. per quest’album.

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