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JG Thirlwell & Simon Steensland – Oscillospira

2020 - Ipecac Recordings
sperimentale

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Tracklist

1. Catholic Deceit
2. Heron
3. Night Shift
4. Papal Stain
5. Heresy Flank
6. Mare
7. Christal Night
8. Redbug


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Come quelle del Signore, anche le vie di JG Thirlwell sembrano essere infinite. Dalla nascita del progetto Foetus ad oggi si è imbarcato in un’infinità di approdi paralleli, collaborazioni, esperimenti e viaggi mistici che hanno sempre fatto emergere appieno l’estro e la genialità del musicista australiano. Dalle colonne sonore ai lavori per orchestra, dalle installazioni sonore alla sperimentazione elettronica, non sembra affatto difficile tenerlo impegnato.

Nel 2017 è a Stoccolma per lavorare con la Great Learning Orchestra, un collettivo mutevole con musicisti di ogni estrazione e provenienza, di cui fa parte anche il polistrumentista e compositore svedese Simon Steensland. Thirlwell è un grande ammiratore dei suoi dischi, e dal loro incontro nasce la voglia di creare qualcosa insieme. Il risultato è “Oscillospira”, pubblicato dalla Ipecac, storica etichetta di Mike Patton.

I due si dividono la maggior parte degli strumenti, ma vengono aiutati da alcuni ospiti tra i quali svetta l’incredibile batterista Morgan Ågren, vero e proprio mago delle pelli e collaboratore oltre che dei più noti Frank Zappa e Devin Townsend, proprio del connazionale Steensland, con cui ha registrato la maggior parte dei suoi album solisti.

Nel corso di quest’epopea musicale incontriamo ogni tipo di suggestione, dai Faust ai Magma, dal metal alla musica sinfonica, passando anche per territori tribali e orientali. Un disco epico nel vero senso della parola, ma attenzione, non abbiamo a che fare con un prodotto stucchevole, ridondante o fuori luogo. Non aspettatevi di ascoltare l’ennesimo pretenzioso polpettone prog-metal o qualche scialba prova neoclassica. Qui il linguaggio musicale che la coppia adotta è incredibilmente vasto e variopinto, e non si lascia ingabbiare da etichette e categorizzazioni.

Nel brano di apertura, Catholic Deceit viene data forma alla sostanza che andrà a costituire l’intero album. Tutti i tasselli emergono dal silenzio, uno dopo l’altro, e sfilano davanti a noi con un andamento marziale e minaccioso. Spuntano marimbe dal sapore zappiano, violini ipnotici, fiati, synth, chitarre taglienti come sciabole, e tutto cresce a dismisura, sempre di più, fino a implodere, lasciando solo dei lugubri rintocchi di campane.

Questa tensione continuerà per il resto del disco, dalla serrata Heresy Flank all’imprevedibile Night Shift, fino a Redbug, e alla sua chitarra liquida che ricorda molto quella di Robert Fripp nei suoi passaggi più sinistri. Solo i quattro minuti dell’eterea Christal Night ci permettono di ripredere brevemente fiato.

Abbiamo di fronte un disco imponente e gargantuesco, che può facilmente intimidire per la quantità abnorme di stili, sfumature, innesti e stratificazioni, che ci vengono gettati addosso senza sosta e senza alcun tipo di remora. Percussioni, campanelli, soundscapes elettronici, archi, chitarre distorte, synth, sono solo alcuni degli strumenti che possiamo trovare non all’interno di un brano, ma in un singolo passaggio. Quasi tutte le tracce superano i dieci minuti di durata, sono i movimenti che compongono un’opera in cui il caos e la meticolosità sono due facce di una sola medaglia, e riescono con successo nel difficilissimo compito di tenere in equilibrio una serie infinita di tasselli, che molto facilmente possono collassare l’uno sull’altro dando vita a un inascoltabile marasma sonoro.

Non è questo il caso, tutto trova una propria collocazione, ogni elemento contribuisce come la zampa di un millepiedi a condurre passo passo queste composizioni verso la loro destinazione, in un equilibrio magico che temiamo si possa spezzare da un momento all’altro, ma che invece si manterrà saldo, fino alla fine.

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