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Katatonia – City Burials

2020 - Peaceville Records
prog rock

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Tracklist

1. Heart Set To Divide
2. Behind The Blood
3. Lacquer
4. Rein
5. The Winter Of Our Passing
6. Vanishers
7. City Glaciers
8. Flicker
9. Lachesis
10. Neon Epitaph
11. Untrodden


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Da ben diciannove anni i Katatonia fanno dell’onomastica una virtù, dolore di ghiaccio e melodie sontuose. Imbalsamati nel loro divenire sonoro Jonas Renkse e Anders Nyström hanno rivoluzionato la definizione di prog-rock, mostrando quanta variazione vi è nella ripetizione. L’ossessivo incalzare di pattern melodici decadenti, li incardina tra i musicisti più riconoscibili del pianeta. Almeno fino al 24 aprile, giorno previsto per l’uscita di “City Burials, nuovissimo album della band, che lo ha anche autoprodotto.

Nel refertare l’esperienza uditiva di questo nuovo lavoro, bisogna però stare attenti a non lasciarsi prendere la mano né dalla tentazione di segnare una qualsiasi cesura con la stoia precedente dei Katatonia, né abbandonarsi alla rassegnazione pseudo-blasé del già sentito. Occorre rimanere all’altezza dell’operazione proposta da Rankse e soci, vale a dire disegnare una traiettoria di confine tra tutto ciò che è stato pubblicato col nome Katatonia per tracciare un disegno visibile solo in controluce. Non del tutto indifferente sotto questo riguardo il fatto che “City Burials” sia il primo album realizzato dalla band dopo l’ingesso a servizio pieno del chirarrista Öjersson, del quale gli altri componenti della band hanno sottolineato l’influsso in ogni parte della realizzazione; non abbiamo la chiave per scoprire se l’espressione esprima rammarico o felicitazione.

A dare sostanza a quanto finora detto ci aiuta l’ascolto dell’apertura del disco con Behind The Blood che va a ravanare negli esordi della band e nella classicità della ritmica rock old school con un assolo di chitarra che arriva dopo circa un minuto, ma proviene da molto lontano. Almeno dagli anni ’80 in cui sarebbe stato accolto con il calore riservato alle eponime divinità chiamate svisate; per fortuna celeste da allora scomparse dall’orizzonte sonoro e letterario. La scomparsa e il senso del distacco è il filo conduttore di tutto il lavoro di scrittura presente in “City Burials” che culmina in un paradossale elogio di una paradossale nostalgia, senza eroi e ritorni possibili. The Winter Of Our Passing è idealmente al centro delle tematiche musicali e poetiche di tutto il disco con la sua vaga intenzione elettrorock e il l’ostensione più acuta dell’irreparabile: “The feeling that did remain /If we take some time to remember it /The feeling of what was good/ Do you recall it at all”. Mood ripreso nella successiva e complementare Vanisher che ospita Anni Bernhard (Full Of Keys) nei panni della Bella Addormentata nel dolore tra note di Rhodes sparse a caso con retrogusto jazzato dal rientrante Anders Eriksson, già katatonizzato in “Night Is The New Day e “Dead End Kings”.

Lacquer ricorda i momenti più struggenti dei Paradise Lost all’epoca dello sconcertante “Host”; non che il raffronto sia di per sé portatore di sventura, ma lascia intravedere il calibro con i quale i Katatonia hanno misurato il colpo. Il resto non sposta di una virgola quanto sin qui detto, neanche la speciosa e tecnicamente complessa Flicker, il cui godibile ascolto rinnova il rammarico per i colpi a vuoto.

La sensazione è che i Katatonia abbiano puntato al capolavoro, in piena libertà, divincolandosi tra ispirazioni e generi, ma abbiano perso troppo tempo a prendere la mira. E così il risultato appare troppo teatrale e pomposo; come diceva Kraus “l’evoluzione della tecnica è arrivata sino al punto di produrre l’inermità di fronte alla tecnica”.

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