Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Wojtek – Hymn For The Leftovers

2020 - Violence In The Veins / Teschio Dischi
sludge / metal / post-hc

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Honestly
2. Curse
3. Crawling
4. Striving
5. Empty Veins


Web

Sito Ufficiale
Facebook

I Wojtek sono una band padovana fondata nel 2019 da Mattia Zambon (voce), Morgan Zambon (chitarra e cori), Riccardo Zulato (chitarra e cori), Simone Carraro (basso e cori) ed Enrico Babolin (batteria). Il nome del gruppo deriva da quello dell’orso polacco che combatté nella battaglia di Cassino. “Hymn for the Leftovers” è il loro secondo Ep, edito da Violence In the Veins e Teschio Dischi e distribuito dalla Shove Records. La band presenta così il nuovo lavoro:

Abbiamo iniziato a scrivere pezzi all’unico scopo di metterci per strada a suonarli dal vivo e crescere così come gruppo, non vi è un concept dietro quest’uscita, vi è forse un filo conduttore guidato dal cinismo e dalla frustrazione di vite schiave di una quotidianità e routine prive di gratificazioni.

Hymn for the Leftovers” rispecchia sicuramente la frustrazione e il cinismo che il gruppo vuole esprimere con ferocia e brutalità. Honestly apre le danze con un ronzio black metal squarciato da urla che sembrano provenire direttamente da un girone infernale. La traccia si struttura dopo un’intro diabolica e spettrale di ben tre minuti, alternando nenie post-hardcore dall’animo ferale e sporche incursioni sludge metal. Nella successiva Curse il ritmo rallenta e l’atmosfera decade nello sludge-doom. Non esiste gratificazione nell’ascoltare una musica tanto nichilista, dunque forse proprio questa risulta la traccia più riuscita dell’ep. Il terzo brano Crawling, tuttavia, interrompe l’incubo plasmato nei primi quindici minuti del disco introducendo riff più melodici, seppur cadenzati con la potenza di un carro armato, che inevitabilmente riducono l’aspetto introspettivo di partenza in favore di una violenza esecutiva quasi fine a se stessa.

L’Ep successivamente non si riprende del tutto e procede con altre due tracce distruttive ma sterili, Striving ed Empty Veins. Se, tuttavia, nella prima l’andamento sludge annoia, nella seconda, più dinamica e dai pieni toni post-hardcore, proprio la componente ritmica possente sostiene un’impalcatura sonora che, benché impacciata in più punti, porta il lavoro a reimmergersi nel malessere esistenziale con e da cui era cominciato.

Pur non godendo di narrativa musicale, ovvero di un filo conduttore che dia senso di omogeneità compositiva al lavoro nel suo complesso, “Hymn for the Leftovers” non è affatto un disco debole, in quanto propone un’idea creativa e interessante di ibrido tra lo sludge corrosivo e il post-hardcore più spietato.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni