Impatto Sonoro
Menu

Back In Time

cLOUDDEAD: distruggere l’hip-hop per portarlo sulle nuvole

Amazon button

Era Estate, 2018 se non mi sbaglio. Un mio amico disse che aveva organizzato una serata dove a suonare sarebbe venuto un giovane duo molto interessante, lo definì un mix tra Clouddead e Velvet Underground. Cazzo pensai, i Velvet Underground sono il mio gruppo preferito, sti Clouddead li ho ascoltati in modo abbastanza superficiale, i giovanotti dovranno essere interessanti. Inoltre, mi sembra il caso che il mio ascolto superficiale dei Clouddead diventi approfondito, qualsiasi cosa avessi letto di loro ne parlava non in modo entusiasta, di più.

Risultato: li ho odiati. Da lì ad un mese sarei andato ad ascoltare Nick Cave & The Bad Seeds a Lucca (bene, abbiamo trafugato ogni dubbio su quale Estate fosse, Nicola è venuto nel 2018) e mi ero prefissato che non avrei ascoltato niente al di fuori dei semi cattivi; questa prefissione fallì a causa proprio dei Clouddead. Riuscirono a distogliermi dal mio fin troppo amato Nick Cave, sono stato completamente catturato da loro e non potevo ascoltare altro.

I Clouddead, stilizzato cLOUDDEAD, rispondevano, purtroppo dobbiamo utilizzare il verbo al passato, ai nomi di Yoni Wolf, più noto come Why?Adam Drucker, anche lui più noto con un alias, Doseone, e David Madson che, capovolto il cognome e aggiunto Odd, ottieni il suo nome di scena, Odd Nosdam. Tutti provenienti dal più che singolare collettivo Anticon, definito come l’equivalente post-rock dell’hip-hop, che appunto non è mai stato ben visto dalla sua ala più radicale e ben più nota, quella black, e successivamente si troverà a produrre anche artisti afferenti alla scena indie ed elettronica. L’astio degli artisti neri hip-hop, raggiunse l’apice quando il collettivo osò rilasciare una compilation dal titolo “Music For The Advancement Of Hip-Hop“. Era il 1999.

Clouddead follows more along the lines of Frank Zappa or Captain Beefheart than it does hip-hop, but it remains rooted at all times in beats and samples.

Se l’intero collettivo Anticon era stato definito come il post-rock dell’hip-hop, con i cLOUDDEAD i paragoni diventano esagerati, quasi pesanti. Qualsiasi gruppo si trovi accostato ai nomi di due dei più grandi geni della musica contemporanea si sentirebbe in imbarazzo, oltre che lusingato; inoltre questo accostamento sarebbe più “naturale” farlo con gruppi prettamente di matrice rock. Qui stiamo parlando di un gruppo la cui prima etichetta affibbiata è “hip-hop”. Gruppo hip-hop accostato a Frank Zappa e Beefheart, stiamo scherzando?

Odd Nosdam cresce con l’hip-hop, è la musica che più viene apprezzata dalle sue orecchie da fanciullo. Con il passare del tempo acquisisce una sempre maggiore maturità musicale, arrivando al punto che il genere prima citato gli va stretto e ha bisogno di qualcosa di nuovo. Come fare felici le proprie orecchie se non producendo musica da sè? Potrebbe anche essere una svolta nella sua vita poco appagante, inchiodato a casa dai suoi genitori e ingabbiato in lavori tediosi. Questi ultimi almeno gli permettono di comprare mixer e sampler. Dopo aver prodotto alcuni nastri, fu un incontro accidentale a dare una svolta alla sua carriera musicale. Ai tempi della scuola era il migliore amico del fratello di Why?, ma una volta diplomati si persero di vista. Dopo alcuni anni finalmente si ritrovarono e fu tutto un “hey bro come stai, senti sto lavorando ad un progetto musicale con mio fratello, vieni a sentire che stiamo combinando”. Guarda caso l’altro componente del gruppo era Doseone. Nosdam fu subito colpito dalle loro idee e decise di lasciare loro alcune sue produzioni; questo è l’inizio dei cLOUDDEAD, un “incidente”.

La svolta arrivò quando il produttore della Mush Records, Robert Curcio, ascoltò i loro lavori. L’etichetta rilascia lavori di musica dance ed house music, i tre avevano il timore che la loro musica potesse risultare addirittura odiosa alle orecchie del produttore. Tutto svanì in poco tempo, Curcio disse loro di apprezzare il materiale prodotto, che avevano la massima libertà di produrne altro; il tutto poi, sarà registrato su vinile.

Precedentemente ho scritto che la prima etichetta affibbiata ai cLOUDDEAD è “gruppo hip-hop”. Se li odio per essere in grado di catturarmi per lunghissimi periodi , dove sono impossibilitato ad ascoltare altro, e sottolineo impossibilitato, c’è l’aspetto che mi appresto a scrivere che me li fa amare: assegnare un’etichetta, un genere ad un gruppo, è riduttivo ed odioso ed i cLOUDDEAD sono l’esempio perfetto per dimostrare ciò, facendolo forse in modo anche esagerato; stiamo parlando sempre di un gruppo accostato a Beefheart e Zappa, due artisti ai quali appunto, è impossibile assegnare un genere.

Scartiamo dal primo momento la semplice etichetta “hip-hop”. L’azione compiuta dai cLOUDDEAD nei confronti dell’hip-hop è “distruggere”, da esso ne prendono solo il rapping dei testi. Le tematiche, le basi, la struttura delle canzoni (e dell’album intero), sono lungi dai canoni del genere. Dai oramai ci troviamo, osserviamo questa struttura.

1. “Apt. A (1)” (featuring Illogic) – 6:25
2. “Apt. A (2)” – 5:52
3. “And All You Can Do Is Laugh. (1)” – 5:34
4. “And All You Can Do Is Laugh. (2)” (featuring DJ Signify) – 5:51
5. “I Promise Never to Get Paint on My Glasses Again. (1)” (featuring Sole) – 5:45
6. “I Promise Never to Get Paint on My Glasses Again. (2)” – 6:01
7. “JimmyBreeze (1)” (featuring The Wolf Bros.) – 7:01
8. “JimmyBreeze (2)” – 5:32
9. “(Cloud Dead Number Five) (1)” (featuring Mr. Dibbs) – 5:24
10. “(Cloud Dead Number Five) (2)” (featuring Mr. Dibbs) – 6:00
11. “Bike (1)” (featuring The Bay Area Animals) – 7:12
12. “Bike (2)” (featuring The Bay Area Animals) – 6:53

Prima cosa che salta agli occhi (forse), ogni canzone presenta un “doppione” o meglio, c’è una parte 1 e 2 per ognuna di esse il che, lascia presagire una continuità. Prima cosa che salta alle orecchie, l’aggettivo “continuo” per definire le parti delle canzoni è quanto di più sbagliato si possa dire. Quarta o più cosa che salta alle orecchie [no, non è assolutamente un album facile da digerire, come i grandi capolavori insegnano (ciao Don, ciao Frank!)], la distanza non è presente solo tra le due parti. Ascoltando la singola parte, notiamo che a loro volta anch’essa presenta delle sottoparti, le quali potrebbero essere tranquillamente canzoni a se.

Avete presente il film Inception? Da buon campano non posso evitare di dirvi “stamm là” (ndT, sono analoghi). Tornando al senso della vista, notiamo che non c’è canzone che duri meno di 5 minuti. Non proprio tipico dell’hip-hop. Quindi? Hip-hop, post-rock, post-hip-hop? Se proprio volete sforzarvi a trovare una definizione prego, ma penso sia molto meglio rilassarsi e dedicarsi all’ascolto. Anche la copertina lo suggerisce: nuvole dalla forma e colore non definiti. I testi delle canzoni sono altrettanto nuvole astratte dove ogni strofa è un disegno a se. Dal ricordo della sciocca coperta portata dalla sorella, al desiderio di abbandonare tutto e andare ad abbattere gli alberi nella foresta pluviale, lontano da tutti, proprio come se vivessimo sulle nuvole.

Con il passare del tempo crescono tensioni tra Why? ed Odd Nodsam che porteranno allo scioglimento del gruppo. Il 2004 è l’anno del rilascio del loro secondo lavoro, “Ten“, e della fine del progetto. E’ incredibile pensare come un gruppo così enigmatico, entrato in punta di piedi nella scena, abbia fatto un lavoro dalla mole così ingombrante e soprattutto, sparire poco dopo. Ma forse questo era il naturale epilogo: così come sono entrati, i cLOUDDEAD silenziosamente sono andati via, lasciandoci così, nelle nuvole.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati