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Søren – Bedtime Rituals

2020 - Lost Generation Records
dark folk / new wave

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Tracklist

1. Unreal City
2. Mantra
3. Hurry Up!
4. Time To Say Goodbye
5. My Worst Enemy
6. Flying Into The Sun
7. Pain Of Love
8. A Bedtime Ritual


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“Bedtime Rituals”, il nuovo album del collettivo musicale romano Søren è una ricerca musicale di Matteo Gagliardi il quale abbandona le sonorità più dark folk di “Stargazing” (2017),per aprirsi ad un sound ricercato ed estremamente contemporaneo che strizza l’occhio all’elettropop e alla new wave tipiche degli anni ’80.

Già nel brano di apertura, Unreal City, è facile intuire la ricerca musicale affrontata nell’album, il quale si apre con un’intro al vocoder che sancisce una netta cesura con il bagaglio sonoro maturato dal collettivo. Anni ’80, con luci e ombre, con atmosfere al neon magenta e blu che fa luce su spaccati di vita pieni di ossessioni e di umane fragilità.

Mantra mette in evidenza come l’amore può diventare insostenibile a causa di paure, tormenti e difficoltà comunicative. Il linguaggio viene eroso e svuotato da se stesso, dalla stessa ripetizione dei suoi timori. Come fosse in un loop a spirale discendente e (auto)distruttiva. Il percorso musicale si articola nel brano Hurry Up!, che ha il sapore di una domenica pomeriggio, il giusto mix tra malinconia, condizioni favorevoli e spensieratezza, seppur apparente. La lotta al vivere quotidiano si fa più introspettiva nei brani Time to Say Goodbye e My Worst Enemy, nei quali il synth e soprattutto gli archi di Joni Fuller creano una texture morbida. La tregua prima della tempesta di “bad dreams” in A Bedtime Ritual.

La copertina realizzata da Martyna “Outstar” Zych (in passato ha collaborato alla realizzazione del videogame “Witcher 3”) è la giusta sintesi grafica di quanto raccontato nell’album; siamo circondati, immersi e acciecati da noi stessi e da tutte le possibili sfumature che potremmo assumere a causa delle tensioni generate dal vivere quotidiano. L’album si avvale di un gruppo di lavoro internazionale, i cui contributi conferiscono all’ascolto una certa eterogeneità riscontrabile in ogni traccia. 

Rispetto al primo lavoro di Søren c’è una minore organicità, ma questo potrebbe essere un punto di forza grazie al quale emerge tutta la ricerca creativa di Matteo Gagliardi.

’80 never die!

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