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Heavy Harvest – Iron Lung

2020 - Czar Of Crickets
noise / rock / hardcore

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Tracklist

1. Worship
2. Scream
3. Nosebleed
4. Body Hammer
5. Needles
6. Oven
7. 7845-04
8. Fertilizer
9. Iron Lung
10. Pig Doctor
11. Candy
12. Skeleton


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Heavy Harvest, raccolto pesante/intenso. È proprio la sensazione che rimane alla fine di quest’ascolto. Di aver accumulato qualcosa di veramente duro e deposto inevitabilmente in qualche area di memoria del cervello.

Si formano nel 2011 a Ginevra come quartetto di “semplice” stoner per poi trovare la formazione definitiva in tre: O’Neal (chitarra, voce), Aaron (basso) e Jonas (batteria) e cesellare il suono che li ha portati a questo Iron Lung. Secondo lavoro per i tre, che nel 2017 hanno dato alla luce il primo, “Rats“. Lavoro discreto, ma legato al “semplice” stoner dei primi anni. Questo “Iron Lung” invece, è una bomba; ogni possibile accostamento alla parola semplice viene spazzato via e se dal 2011 al 2017 hanno fatto dieci passi in avanti nell’evoluzione del loro stile, dal 2017 ad oggi avranno consumato almemo tre paia di scarpe ciascuno. Ah, per semplice non intendo brutto, che sia chiaro, l’utilizzo delle virgolette non è casuale.

Al primo ascolto rapido c’è stato un’iniziale punto di domanda, con la prima traccia Worship, un intro quasi dolce. L’ho apprezzata successivamente, quando ho capito che è solo la salita delle montagne russe, prima di cadere in picchiata. Di questo primo approccio, rimane un’unica sensazione: quella di trovarsi a fare il pogo, sulle montagne russe, con binari danneggiati.

Il biglietto per le montagne russe comprende altre undici tracce, dove ognuna di esse rappresenta una curva ostica o appunto, una discesa ripidissima. La prima traccia, Scream, è qui che si sentono i binari danneggiati. Un riff a singhiozzi dove la tensione aumenta fino al ritornello, ma attenzione qui non siete salvi; l’escalation semplicemente si ferma, mantenendo un livello comunque alto. Nosebleed, probabilmente la mia preferita, infatti mi sono dimenticato di aggiungerla tra le note del primo approccio. Una sola sensazione avevo detto? Due, perdonatemi.

Nosebleed mi ha catturato fin dall’inizio con la sua melodia vorticosa e paranoica, la parte della montagna russa con percorso a spirale. Lunghissima, percorsa non velocissimamente. La testa gira. Con Body Hammer ci troviamo in pianura, nessun binario rotto, nessuna discesa in vista. Solo un orizzonte lontano, dove la velocità aumenta sempre di più e decidiamo di alzarci e urlare; come fai a non farlo con O’neal che nonostante le sue urla viene soffocato dai power chords? Non lo aiuti a fargli sentire la sua voce?

Seconda metà della giostra, le canzoni non superano i 2:30 (a parte Skeleton ma ne parleremo). Qui stiamo parlando di hardcore-punk allo stato (quasi) brado. 784504 e Fertilizer sono da considerarle una traccia unica. LA discesa della montagna, ripidissima, tale da non accorgertene nemmeno; un solo battito di ciglio per ascoltarle entrambe, il contrario forse sarebbe un peccato. Un po’ di fiato si può prenderlo con la title-track. Prego, approfittatene ed illudetevi.

Sta per arrivare “Pig Doctor” con il suo iniziale quasi minuto di piacevolissimo arpeggio acustico. Per il restante minuto la montagna russa sarà un continuo salire e scendere che presenterà anche un insieme di dossi. Prendetevi la “Caramella” poi su, al gusto di Terrorizer. Arriviamo a Skeleton, la fine della montagna. È l’intro che ce lo suggerisce (dannatamente uguale a The End Of Radio degli Shellac tra l’altro) con i power chords che suonano distanziati gli uni dagli altri. Non potevano lasciarci comunque senza un’ultima “spinta” nel ritornello, dove la voce di O’Neal riesce comunque ad “avere la meglio”, così come negli ultimi trenta secondi.

Questa giostra è stata quasi terrificante. Ma è una montagna russa, cosa vi aspettavate? E per essere tale, con tutti i suoi dossi e binari rotti, io sono sceso urlando come un forsennato e col sicuro intento di tornarci. Almeno per gli amanti del genere, come diceva un certo Danilo, “Deponete la vanga e sostenete questa band”.

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