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Other Lives – For Their Love

2020 - ATO Records
folk pop

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Tracklist

1. Sound of Violence
2, Lost Day
3. Cops
4. All Eyes/For Their Love
5. Dead Language
6. Nites Out
7. We Wait
8. Hey Hey I
9. Who's Gonna Love Us
10. Sideways


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Guarda un po’ chi si rivede: gli Other Lives, la piccola orchestra di Jesse Tabish da Stillwater, Oklahoma. Il loro debutto omonimo e soprattutto il successivo “Tamer Animals” – usciti in sordina ormai una decade fa – fecero breccia nel cuore di molti con un folk-pop ricco di atmosfere cinematografiche, capace di rievocare un immaginario in bilico tra fiabe pastorali e spaghetti western. 

A rimanerne affascinato fu anche un certo Thom Yorke, che nel 2012 decise non solo di portare i Nostri in tournée coi Radiohead, ma persino di remixarne un brano con gli Atoms For Peace (Tamer Animals, che trovate nell’EP “Mind The Gap”). Un rapporto, quello con il musicista inglese, che finì per influenzare irrimediabilmente l’ultimo lavoro del trio (ora quintetto) statunitense, “Rituals” (2015), un maldestro tentativo di avvicinare i binari della sperimentazione concettuale e digitale tanto in voga tra gli artisti di un certo “spessore”. La domanda è: riusciranno mai gli Other Lives a slegarsi da suddetta trappola yorkiana?

A giudicare da Sound of Violence, brano d’apertura di questo “For Their Love”, direi proprio di sì: delicati climax orchestrali si muovono sinuosi tra atmosfere western e gotiche, lasciandoci talvolta ubriachi di malinconia al saloon, talvolta pieni di energia vendicativa e pronti a salire a cavallo. Un mood, questo, che ritroviamo prepotente nella splendida ballata Dead Language (piazzata non a caso nel bel mezzo del disco), nell’incalzante indie-pop di We Wait e soprattutto nella lunga suite alla Morricone All Eyes/For Their Love, dove vertiginose linee vocali ed irresistibili giri di basso si diramano lentamente in epiche atmosfere da grande schermo, stuzzicando la nostra immaginazione e rievocando nostalgiche immagini di vite spese nel Far West. D’altronde è sempre stata questa la forza degli Other Lives: adattare alle grandi e desertiche praterie americane il cosiddetto pop “da camera”, un ossimoro musicale che – se eseguito correttamente – può vantare un discreto impatto emozionale.

In “For Their Love” troviamo però anche qualche episodio decisamente meno originale, che collima con altre realtà contemporanee di successo (chiamiamolo “citazionismo involontario”): se l‘apertura di Lost Day sembra infatti uscita da un disco degli Editors, aspettate di sentire Cops, una sorta di reinterpretazione di Talk (Coldplay) per mano dei National, che tornano in mente anche nei dolci accordi della conclusiva Sideways (qui la voce dello spettinatissimo Jesse sembra proprio emulare quella di Matt Berninger). Nites Out e Hey Hey I, dal canto loro, sembrano invece esplorare timidamente nuovi territori, siano gli oscuri magheggi psichedelici dei Black Angels nella prima o le formule radio-friendly di Arcade Fire e Black Keys nella seconda.

La mia speranza era che – dopo una leggera sbandata dovuta alla frequentazione di “cattive” compagnie (fan di Thom Yorke, fatevi sotto) – la band dell’Oklahoma tornasse a farci emozionare a modo suo. Sebbene le mie preghiere siano state esaudite solo a metà, lo possiamo comunque dire: gli Other Lives sono tornati sui propri passi. Come mai? Sostituite “their” a “your” e la risposta la troverete nel titolo.

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