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Fake Names – Fake Names

2020 - Epitaph Records
power pop / punk rock

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Tracklist

1. All For Sale
2. Driver
3. Being Them
4. Brick
5. Darkest Days
6. Heavy Feather
7. First Everlasting
8. This Is Nothing
9. Weight
10. Lost Cause


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Dennis Lyxzén lo ha fatto di nuovo. Intendo di tornare alle radici del punk rock, perché era già capitato con gli AC4, solo che quella volta fu solo una cosuccia divertente, anche se pensavamo si fosse “disintossicato” dal punk e allontanato una volta per tutte da quel mondo, anche grazie ai The (International) Noise Conspiracy, ma in realtà quella era solo la fase di riavvicinamento. Col ritorno dei Refused i dubbi furono fugati “no more punk right here” (facciamo gli anglofoni). Ok, ce ne faremo una ragione. Poi la storia purtroppo è andata in un altro modo.

Ad esempio, che fai quando tu stesso sei una leggenda del punk – e lo hai rivoluzionato al punto di farne cambiare il futuro – e ti ritrovi in saletta con altre tre leggende, però questa volta di lungo corso? Che so, tipo Brian Baker (sì, Bad Religion, ma gradirei ricordaste che suonò il basso con i Minor Threat), Michael Hempton (State Of Alert) e Johnny Temple (dei mai troppo celebrati Girls Against Boys). Tutti e tre scuola D.C., tutti e tre innovatori, tutti e tre veterani. Beh, la risposta porta il nome dei Fake Names

E voi direte “beh, Fabio, verrà fuori una cosa veramente avant”. Ma quando mai? Questi quattro signori mi pare che vogliano solo divertirsi. Perché no, dopotutto non si può cambiare il mondo di continuo, poi sai che palle? Rischieresti di diventare l’ombra di te stesso, una macchietta e quindi finisce che vuoi solo rilassarti e mettere in campo tutte quelle influenze che hai collezionato in una vita passata a dar fuoco i palchi. Punk rock ma solo nelle intenzioni, fortemente venato power pop, bello leggero alla base, heavy mental nei contenuti, ma non sarebbe potuto essere altrimenti, a pensarci bene.

Ok, quindi si ha a che fare con quei due generi di cui sopra, uniformemente distribuiti su dieci brani estremamente godibili e catchy. C’è davvero tanto pop da queste parti, ed è oggettivamente il momento in cui la macchina funziona di più. Lost Cause prende quota dalle sfarfallate di chitarra badreligioniane di Baker ma poi falospa in una serie di ad libitum vocali che fanno presa, e il bello è proprio che Lyxzén inanella una serie di prove significative e di classe, come i ritornelloni dell’agrodolce Being Them, sulle spazzate synth rock Eighties di Heavy Feather. Darkest Days è una lancia new wave dai toni crepuscolari, Driver sculetta garage e Weight si apre secca su un riff grasso e muscolare, così come quelli che strigliano All For Sale e Brick sono quelle micidiali hit power pop tipico delle cose migliori di Bob Mould, e non è mica poco. 

Mezz’ora di sollazzo e libertà, che in questo periodo è letteralmente una boccata d’aria fresca necessaria. A essere easy listening una volta tanto non si fa peccato, e i Fake Names hanno dimostrato di saperlo fare egregiamente. Vecchie volpi.

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